2016-04-02 20:00:00

Papa: facile parlare di misericordia, difficile testimoniarla. Ampia sintesi


Papa Francesco ha presieduto questa sera in Piazza San Pietro la Veglia di preghiera per la Divina Misericordia. Durante l’incontro si è pregato per i cristiani perseguitati e per i cristiani prigionieri della mentalità mondana, per le famiglie, i bambini violati, i profughi, per la conversione dei violenti e dei seminatori di odio.

Condividiamo con gioia e riconoscenza - ha esordito Papa Francesco nel suo intervento - questo momento di preghiera che ci introduce nella Domenica della Misericordia, tanto desiderata da san Giovanni Paolo II cinque anni fa, un giorno come oggi, nel 2005 se n’è andato – e voleva questo per dare compimento a una richiesta di santa Faustina. Le testimonianze che sono state offerte – e di cui ringraziamo – e le letture che abbiamo ascoltato aprono squarci di luce e di speranza per entrare nel grande oceano della misericordia di Dio. Quanti sono i volti della sua misericordia, con cui Lui ci viene incontro? Sono veramente tanti; è impossibile descriverli tutti, perché la misericordia di Dio è un continuo crescendo. Dio non si stanca mai di esprimerla e noi non dovremmo mai abituarci a riceverla, ricercarla, e desiderarla! E’ qualcosa di sempre nuovo che provoca stupore e meraviglia nel vedere la grande fantasia creatrice di Dio quando ci viene incontro con il suo amore.

            Dio - ha proseguito - si è rivelato manifestando più volte il suo nome, e questo nome è “misericordioso” (cfr Es 34,6). Come è grande e infinita la natura di Dio, così grande e infinita è la sua misericordia, a tal punto che appare un’impresa ardua poterla descrivere in tutti i suoi aspetti. Scorrendo le pagine della Sacra Scrittura, troviamo che la misericordia è anzitutto la vicinanza di Dio al suo popolo. Una vicinanza che si esprime e si manifesta principalmente come aiuto e protezione. E’ la vicinanza di un padre e di una madre che si rispecchia in una bella immagine del profeta Osea. Dice così: «Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d’amore, ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia, mi chinavo su di lui per dargli da mangiare» (11,4). L’abbraccio di un papà e di una mamma con il loro bambino. E’ molto espressiva questa immagine: Dio prende ciascuno di noi e ci solleva fino alla sua guancia. Quanta tenerezza contiene e quanto amore esprime! Tenerezza: parola quasi dimenticata e di cui il mondo di oggi – tutti noi! – abbiamo bisogno. Ho pensato a questa parola del profeta quando ho visto il logo del Giubileo. Gesù non solo porta sulle sue spalle l’umanità, ma la sua guancia stretta con quella di Adamo, a tal punto che i due volti sembrano fondersi in uno.

            Noi -ha affermato Papa Francesco - non abbiamo un Dio che non sappia comprendere e compatire le nostre debolezze (cfr Eb 4,15). Al contrario! Proprio in forza della sua misericordia Dio si è fatto uno di noi: «Con l’incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo. Ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con intelligenza d’uomo, ha agito con volontà d'uomo, ha amato con cuore d’uomo. Nascendo da Maria vergine, egli si è fatto veramente uno di noi, in tutto, in tutto simile a noi fuorché il peccato» (Gaudium et spes, 22). In Gesù, quindi, non solo possiamo toccare con mano la misericordia del Padre, ma siamo spinti a diventare noi stessi strumento della misericordia. Può essere facile parlare di misericordia, mentre è più impegnativo diventare concretamente dei testimoni. E’ questo un percorso che dura tutta la vita e non dovrebbe conoscere alcuna sosta. Gesù ci ha detto che dobbiamo essere “misericordiosi come il Padre” (cfr Lc 6,36). Tutta la vita prende questo!

            Quanti volti, dunque, ha la misericordia di Dio! Essa ci viene fatta conoscere come vicinanza e tenerezza, ma in forza di questo anche come compassione e condivisione, come consolazione e perdono. Chi più ne riceve, più è chiamato a offrirla, a condividerla; non può essere tenuta nascosta né trattenuta solo per sé stessi. E’ qualcosa che brucia il cuore e lo provoca ad amare, riconoscendo il volto di Gesù Cristo soprattutto in chi è più lontano, debole, solo, confuso ed emarginato. La misericordia non è ferma: va alla ricerca della pecora perduta, e quando la ritrova esprime una gioia contagiosa. La misericordia sa guardare negli occhi ogni persona; ognuna è preziosa per lei, perché ognuna è unica. Quanto dolore nel cuore sentiamo quando ascoltiamo dire: “Ma, questa gente … questa gente, questo poveracci, buttiamoli fuori, lasciamoli dormire sulle strade …”. Questo è da Gesù?

            Cari fratelli e sorelle - ha detto ancora il Papa - la misericordia non può mai lasciarci tranquilli. E’ l’amore di Cristo che ci “inquieta” fino a quando non abbiamo raggiunto l’obiettivo; che ci spinge ad abbracciare e stringere a noi, a coinvolgere quanti hanno bisogno di misericordia per permettere che tutti siano riconciliati con il Padre (cfr 2 Cor 5,14-20). Non dobbiamo avere timore, è un amore che ci raggiunge e coinvolge a tal punto da andare oltre noi stessi, per permetterci di riconoscere il suo volto in quello dei fratelli. Lasciamoci condurre docilmente da questo amore e diventeremo misericordiosi come il Padre. Abbiamo ascoltato il Vangelo: Tommaso era un testardo. Non aveva creduto. E ha trovato la fede proprio quando ha toccato le piaghe del Signore. Una fede che non è capace di mettersi nelle piaghe del Signore, non è fede! Una fede che non è capace di essere misericordiosa come sono segno di misericordia le piaghe del Signore, non è fede: è idea, è ideologia. La nostra fede è incarnata in un Dio che si è fatto carne, che si è fatto peccato, che è stato piagato per noi! Ma se noi vogliamo credere sul serio e avere la fede, dobbiamo avvicinarci e toccare quella piaga, accarezzare quella piaga e anche abbassare la testa e lasciare che gli altri accarezzino le nostre piaghe.

            E’ bene allora - ha concluso Francesco - che sia lo Spirito Santo a guidare i nostri passi: Lui è l’Amore, Lui è la Misericordia che si comunica nei nostri cuori. Non poniamo ostacoli alla sua azione vivificante, ma seguiamolo docilmente sui sentieri che Lui ci indica. Rimaniamo con il cuore aperto, perché lo Spirito possa trasformarlo; e così, perdonati, e riconciliati, entrati nelle piaghe del Signore, diventiamo testimoni della gioia che scaturisce dall’aver incontrato il Signore Risorto, vivo in mezzo a noi.

 

Dopo la benedizione impartita a tutti i presenti il Papa ha ripreso la parola per aggiungere a braccio queste parole:

L’altro giorno, parlando con i dirigenti di una associazione di aiuto, di carità è uscita questa idea, e ho pensato: “La dirò in piazza, sabato”. Che bello sarebbe che come un ricordo, diciamo, un monumento di quest’Anno della Misericordia, ci fosse in ogni diocesi un opera strutturale di misericordia: un ospedale, una casa di riposo per anziani, per bambini abbandonati, una scuola dove non ci fosse, un ospedale, una casa per recuperare i tossicodipendenti … tante cose che si possono fare … Sarebbe bello che ogni diocesi pensasse: cosa posso lasciare come ricordo vivente, come opera di misericordia vivente, come piaga di Gesù vivente per questo Anno della Misericordia? Pensiamo e parliamoci con i nostri vescovi. Grazie.

 

Stamattina Papa Francesco aveva lanciato un nuovo tweet: “Diventare misericordiosi significa imparare ad essere coraggiosi nell’amore concreto e disinteressato”.

 

 








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