2016-04-01 12:52:00

Disabilità: negli ospedali italiani ancora molte barriere


Negli ospedali italiani sono molteplici e diffuse le barriere sanitarie per i pazienti con disabilità. Solo il 36 per cento dei nosocomi prevede un trattamento prioritario. E’ quanto emerge dalla prima “Indagine nazionale sui percorsi ospedalieri per le persone con disabilità”, realizzata dalla Cooperativa “Spes contra spem” in partenariato con l’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Netto, anche in questo ambito, il divario tra Nord e Sud. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

Cosa succede a una persona disabile durante una visita o un ricovero in ospedale per una patologia non inerente alla sua disabilità? A questa domanda risponde la prima indagine in Italia che cerca di far luce, in modo sistematico, sulla disparità dei trattamenti sanitari tra persone con e senza disabilità. Lo studio, presentato stamani durante un convegno nella sede dell’Istituto Superiore di Sanità, certifica anche un ennesimo divario tra Nord e Sud: per persone con disabilità cognitiva, ad esempio, sono previsti percorsi sanitari nel 29 per cento degli ambulatori e dei reparti del Nord Italia contro il 6,5 per cento di quelli del Mezzogiorno. L’indagine, che ha preso in esame 814 strutture ospedaliere, individua diverse criticità.

Flussi prioritari e punti accoglienza
Complessivamente, in Italia, solo in poco più di un terzo delle strutture è previsto un percorso prioritario per pazienti disabili che devono usufruire di prestazioni ospedaliere. Solo il 16,8% delle strutture, inoltre, ha un punto unico di accoglienza per persone con disabilità.

Percorsi tattili e display luminosi per persone con deficit uditivo
Nessuna struttura ha mappe a rilievo per persone non vedenti. Solo il 10,6 per cento è dotato di percorsi tattili, assenti invece negli ospedali monitorati nelle regioni meridionali. Display luminosi sono presenti nel 57,8 per cento dei nosocomi. La percentuale scende a poco più del 40 per cento in quelli del Mezzogiorno.

Locali e percorsi ad hoc
Solo il 12,4 per cento delle strutture di Pronto Soccorso – e nessuno nell’Italia meridionale – ha locali o percorsi adatti per visitare pazienti con disabilità intellettiva. Ambulatori e reparti attrezzati, da questo punto di vista, sono invece oltre il 20 per cento.

Su questa indagine si sofferma Alessandro Solipaca, responsabile scientifico dell'Osservatorio nazionale sulla salute nelle Regioni italiane dell’Università cattolica del Sacro Cuore di Roma:

R. – Gli ospedali che hanno risposto all’indagine non sono attrezzati per accogliere persone con disabilità nelle loro strutture. Non hanno un’organizzazione tale, ad esempio, in grado di ascoltare anche le associazioni familiari… Quindi è un dato, in generale, abbastanza negativo.

D. – A proposito della situazione generale, le città italiane presentano già molte, insormontabili barriere per disabili. La cosa sorprendente è che questa lacuna si ripete anche in molti ospedali …

R. – Quello che noi vediamo negli ospedali non è altro che la fotografia di quello che accade giornalmente nelle strade, negli uffici: seri problemi sia di accessibilità sia di inclusione.

D. – E' anche evidente il divario negli ospedali tra Nord e Sud…

R. – Purtroppo gli ospedali del Mezzogiorno, generalmente, presentano indicazioni ancora peggiori. Un divario Nord-Sud che si ripete anche in questo ambito.

D. – Ci sono diverse barriere sanitarie. Alle barriere materiali si aggiungono quelle organizzative e culturali. Mancano, spesso, anche figure professionali specializzate …

R. – Soltanto il 61 per cento degli ospedali che hanno risposto hanno un “case manager”. L’ospedale quindi non è attrezzato per accogliere queste persone nelle loro strutture.

D. – Quali le priorità per ridurre le barriere sanitarie e anche il divario tra Nord e Sud in questo ambito?

R. – Credo che basterebbe far prendere coscienza a chi dirige queste strutture che esiste il problema. Si deve far conoscere loro la Carta dei diritti delle persone con disabilità negli ospedali in maniera tale che si conoscano in modo migliore i bisogni di queste persone e, quindi, si possa organizzare il lavoro nelle strutture che dirigono in maniera più adeguata.

D. – Cosa dice questa Carta?

R. – Questa Carta individua tutti i bisogni di queste persone. Sono bisogni legati sia alla mobilità sia alle relazioni. Molte disabilità – per esempio, quelle di tipo intellettivo – hanno bisogno di un approccio con questo tipo di pazienti un po’ diverso da quello utilizzato per pazienti senza disabilità.








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