2016-04-01 12:05:00

Dimissioni di Guidi: "scelta opportuna" per Ceccanti e Olivetti


Lega e Cinquestelle hanno annunciato di voler presentare una mozione di sfiducia al governo dopo le dimissioni di Federica Guidi dalla carica di ministro dello Sviluppo Economico, in seguito all'intercettazione telefonica sul caso "Tempa Rossa”. Sotto accusa, il fatto che Guidi fosse un’imprenditrice e il suo possibile conflitto d’interessi. In serata dimissioni anche di Gianluca Gemelli finora Commissario di Confindustria Siracusa. Gemelli è indagato dalla procura di Potenza sulla conversazione tra lui e la sua compagna, l’ex ministro Guidi.

Sul caso da Washington arriva il commento di Renzi: "Di fronte agli italiani noi siamo un governo diverso dal passato – dice il premier - il ministro Guidi non ha commesso nessun reato, ha fatto una telefonata inopportuna e con grande serietà si è dimessa. Con noi le cose cambiano, conclude, chi sbaglia va a casa". Alessandro Guarasci ha sentito il parere di due costituzionalisti, Stefano Ceccanti e Marco Olivetti:

D. – Ceccanti, Guidi ha fatto bene a dimettersi?

R. – Il ministro Guidi ha fatto bene a dimettersi, perché dalle intercettazioni risulta che lei chiama il suo convivente e gli dice che è stato approvato un emendamento che lo favorisce. Ciò detto, però, questo è solo un pezzo della storia, perché quella infrastruttura, che consiste nel portare il petrolio dalla Basilicata alla Puglia, non è stata approvata per questo motivo. Il fatto che sia stato favorito il compagno della ministra Guidi è un fatto incidentale. Quella infrastruttura era stata sostenuta da mesi come infrastruttura strategica da parte del governo. Il presidente del Consiglio si era impegnato a Taranto e l’aveva presentata come una misura che favoriva l’occupazione, perché doveva poi sfociare in questa città. Quindi, quella decisione è stata presa non per un motivo di interessi. Però, quella telefonata rivela un conflitto di interessi.

D. – Il conflitto di interessi del ministro Guidi probabilmente viene da lontano. L’opportunità era di mettere una persona, un imprenditore, in un dicastero molto importante – il ministero dello Sviluppo economico – ma soprattutto un imprenditore che poi doveva anche gestire sovvenzionamenti, e così via. Questo è un problema?

R. – A dir la verità, però, le discussioni erano state sugli interessi familiari del ministro Guidi, della sua famiglia di provenienza per via paterna, e non del suo compagno. Invece, non si sono manifestati conflitti di interessi rispetto alla famiglia di provenienza. Ovviamente, in questo caso si tratta di un terreno delicato: bisogna sempre considerare l’opportunità di nomine del genere in questo settore. D’altra parte, però, non possiamo neanche pensare che si possano nominare a ruoli di governo esclusivamente dipendenti pubblici o pensionati.

D. – Secondo lei, in questo momento il governo Renzi è più debole, oppure si è rafforzato con le dimissioni del ministro Guidi?

R. – Secondo me, non è né più debole né più forte. C’è stato un episodio: questo portava alla non difendibilità del ministro e quindi il ministro si è dimesso. Quindi, il governo non si è rafforzato, ma non mi sembra neanche che si sia indebolito, perché così sarebbe stato se ci fosse la teoria che questa decisione sia stata presa per interesse del compagno del ministro Guidi. Ma non mi sembra che questa teoria sia al momento sostenibile.

D. – Olivetti, c’è un reale conflitto d’interessi di Guidi, anche per via del ruolo che ha avuto come imprenditrice?

R. – I conflitti di interesse presunti sono sempre a rischio di arbitrarietà, ma gli interessi economici del ministro, della famiglia, la sua sfera di relazioni, esponevano per certi aspetti il ministro a questi conflitti. In questo caso abbiamo avuto, nella vicenda emersa ieri, un caso concreto e piuttosto evidente. Quindi, direi di sì.

D. – Ma noi manchiamo ancora di una normativa chiara sul conflitto di interessi? Insomma, le disposizioni di Frattini non reggono più?

R. – Le disposizioni di Frattini sono comunque un punto di riferimento utile per ragionare su questo argomento. Però, probabilmente occorrerebbe aggiornarle e anche liberarle dai condizionamenti della stagione del berlusconismo, nella quale hanno visto la luce. Infatti, tutto il discorso sul conflitto di interessi è stato condizionato da questa macro-vicenda, limitato da quest’ultima. Deve essere ripensato in un contesto in cui il conflitto di interessi possa assumere forme molto meno macroscopiche, ma comunque potenzialmente dannose per la qualità della convivenza civile. Detto questo, non ci sarà mai una legge che risolverà il problema in via definitiva e potranno sempre verificarsi casi come quello degli ultimi giorni, non estremamente gravi, ma comunque casi di conflitto di interessi. E quindi si tratta di casi in cui la misura adeguata è rappresentata dalle dimissioni del ministro. Casi come questi si verificano continuamente in tutte le democrazie e non è solo un caso italiano. Ma la soluzione è la decisione del ministro di dimettersi: in questo bisogna dare atto al ministro Guidi di non avere perso inutilmente tempo.

D. – Professore, il caso è venuto alla ribalta perché sono state pubblicate delle intercettazioni: fino a che punto ci possiamo spingere nel chiedere che alcuni colloqui privati poi diventino di pubblico dominio?

R. – Ancora una volta, sono i magistrati – i pubblici ministeri – e i giudici coloro che devono valutare se ricorrere o meno alle intercettazioni come mezzo di ricerca di prova all’interno di un procedimento penale. Quello che è anomalo è il fatto che tutto sia sempre incondizionatamente pubblicato sulla stampa: anomalia che riscontriamo anche in questo caso. Chi ha passato ai giornali i testi di quelle intercettazioni? Ciò non è chiaro. E anche qui, dovremmo dire, c’è un conflitto di interessi. Quindi, nello stesso modo in cui siamo esigenti verso i politici nel richiedere che le regole sul conflitto di interessi, anche quelle non scritte – quelle che emergono inevitabilmente dalla multiformità della vita concreta – portino ad assunzioni di responsabilità chiare come quella che ha condotto alle dimissioni del ministro Guidi, dovremmo richiedere che anche questo conflitto di interessi sia chiarito. Spesso, c’è un conflitto di interessi tra una parte della stampa, una parte delle Procure che indagano e i modi in cui questi materiali giungono ai giornali.








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