2016-03-29 14:30:00

Pakistan: mons. Shaw in visita alle vittime della strage di Pasqua


“Ho visitato ogni letto, e ogni vittima di qualsiasi fede. È stato davvero difficile, perché ho visto tanti bambini di appena 4 o 5 anni, cristiani e musulmani, feriti o uccisi da questo terribile attacco”. Queste le dichiarazioni di mons. Sebastian Francis Shaw, arcivescovo di Lahore, in esclusiva ad Aiuto alla Chiesa che Soffre, a seguito dell’attentato avvenuto il giorno di Pasqua in un parco del capoluogo della provincia pachistana del Punjab.

L’attentato nonostante il rafforzamento delle misure di sicurezza
Il presule ha parlato con Acs di ritorno dall’ospedale, dove ha fatto visita ad alcuni degli oltre 300 feriti e alle famiglie delle 72 vittime dell’attentato. Tra queste ultime anche 30 bambini. “Dopo l’attentato dello scorso anno alle due Chiese cristiane nel quartiere di Youhanabad – ha detto - temevamo che potesse verificarsi un attacco e per questo il governo ci aveva fornito tutte le misure di sicurezza necessarie per proteggere le Chiese, ma nessuno aveva pensato al parco”.

Non perdere la speranza
Nel pomeriggio di Sabato Santo le autorità locali avevano anche indetto un briefing per concordare le necessarie misure di sicurezza. Mons. Shah ritiene plausibile che la comunità cristiana fosse l’obiettivo degli attentatori, ma sottolinea come tra le vittime e i feriti vi siano anche molti musulmani. Il presule ha offerto conforto e consolazione anche a loro.  “Ai miei fedeli ho detto di non perdere la speranza, perché anche se affrontiamo un periodo di grave difficoltà, dobbiamo imparare a rialzarci così come Cristo ha saputo rialzarsi pur portando la croce. E così noi, pur portando la nostra croce dobbiamo riuscire ad andare avanti. Perché Dio è e sarà sempre con noi”, ha aggiunto il presule.

Obiettivo degli attentatori la comunità cristiana
​Anche Peter Jacob, già direttore della Commissione Giustizia e Pace del Pakistan conferma ad Acs che i terroristi hanno voluto colpire in particolare la comunità cristiana, ma non esclude che nelle loro intenzioni ci sia anche quella di inviare un avvertimento al Governo di Nawaz Sharif per l’accresciuto impegno da parte dell’esercito pakistano nella lotta contro il terrorismo e l’attentato possa essere legato alla recente esecuzione di Mumtaz Qadri, che nel 2011 aveva ucciso il governatore del Punjab Salmaan Taseer, “colpevole” di aver criticato la legge anti-blasfemia. Dopo la sua morte in tutto il Paese vi sono state numerose proteste. “Non possiamo escludere un legame perché tra manifestanti e attentatori vi è un certo link ideologico”, afferma Jacob. (L.Z.)








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