2016-03-26 12:33:00

Idomeni: i migranti cominciano a perdere la speranza


Prosegue il trasferimento volontario dei migranti dalla tendopoli di Idomeni, al confine tra Grecia e Macedonia, dove si trovano circa 12 mila rifugiati. La decisione del governo di Atene - gestita con l’appoggio dell’Alto Commissariato Onu per i rifugiati - ha l’obiettivo di portare di un migliaio di persone in diverse strutture nei pressi di Salonicco. Eugenio Bonanata ne ha parlato con Gabriele Casini, membro del team di emergenza di Save The Children che si trova a Idomeni:

R. – E’ iniziato un processo di registrazione da parte dell'Unhcr e delle autorità greche di persone che, su base volontaria, vogliono essere trasferite in altri campi o comunque in altri siti nei pressi di  Salonicco. La cosa, però, ci ha colti un po’ di sorpresa: non eravamo a conoscenza di questi siti e non sappiamo se siano strutture adeguate ad accogliere famiglie e bambini. E’ successo tutto molto velocemente e senza troppo preavviso. Comunque lo sgombero volontario sta continuando tutt’oggi.

D. – Come stanno reagendo le persone?

R. – La gran parte delle persone sembra essere non particolarmente turbata da questo, anzi molti hanno deciso di essere trasferiti volontariamente. C’è poi una parte della popolazione del campo che sta protestando e che prova a convincere le persone a non andare e a rimanere lì per continuare a fare una sorta di massa critica. Hanno paura che, se verranno divisi in altri siti più piccoli, il mondo si dimenticherà di loro.

D. – Cosa ti ha colpito maggiormente in queste ore?

R. – In queste ore mi ha colpito molto il livello di attività che c’è nel campo, ma anche il livello di disinformazione che c’è tra le persone che ci abitano: sembra che nessuno abbia una idea molto chiara di quali siano le reali condizioni di vita in questi nuovi siti e che nessuno abbia una idea chiara di ciò che spetterà loro per il futuro. Non ci sono rappresentanti del governo greco o di altre organizzazioni che si occupano di diffondere informazione corretta: questa è una cosa che crea molta tensione e molta agitazione…

D. – Possiamo dire che c’è una situazione di caos?

R. – No, al momento non direi che c’è una situazione di caos. La situazione rimane tesa, ma non è caotica.

D. – Quindi come vi organizzerete per i prossimi giorni?

R. – Quello che prima di tutto vogliamo assicurarci, in quanto Save the Children, è che i bambini e soprattutto i bambini non accompagnati – e sono tantissimi a Idomeni – non vengano messi in altre situazioni difficili. Quindi ci assicuriamo che prendano decisioni informate e che abbiano delle persone incaricate della protezione dei bambini sempre con loro per impedire che vengano esposti a situazioni ancora più pericolose di quelle in cui sono adesso.

D. – Di cosa c’è bisogno maggiormente in questo momento a Idomeni?

R. – In questo momento c’è bisogno di chiarezza: ho parlato con molte persone del campo e molti di loro mi hanno detto che stanno perdendo ogni speranza e questo soprattutto perché non hanno alcun tipo di informazione. Quindi c’è bisogno di chiarezza e di posizioni precise da parte dell’Europa, da parte della Grecia e in generale della Comunità internazionale. Anche perché – come vediamo – sono anzitutto i bambini a pagare le conseguenze più gravi di questa indecisione e di questa mancanza di informazione, perché vengono esposti al rischio di diventare vittime di trafficanti, al rischio di violenze varie che possono esplodere improvvisamente nel campo... E’ necessario fare chiarezza su quali siano i piani per il futuro!








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