2016-03-19 06:58:00

Braccio di ferro politico-giudiziario in Brasile: 350.mila in piazza


Braccio di ferro politico-giudiziario in Brasile e centinaia di persone in piazza. L'ex presidente, Lula da Silva, sta partecipando alla manifestazione a favore suo e della presidente Dilma Rousseff in corso a San Paolo. E’ battaglia di provvedimenti giudiziari intorno alla nomina di Lula a ministro della Casa civile. Il servizio di Fausta Speranza:

350mila in piazza in almeno 15 Stati e nel distretto federale. Non mancano  scontri e tafferugli con oppositori e i poliziotti usano spray urticanti, idranti e granate stordenti. Ma la vera battaglia si gioca a colpi di provvedimenti giudiziari. Dopo l'intercettazione telefonica in cui l'ex presidente Lula definiva "invigliacchiti" i giudici del Supremo tribunale federale, la Roussef lo nomina Ministro, ma – è registrato anche questo - suggerisce di usare il decreto in caso di necessità: sembrerebbe  alludere a una nomina scudo per i magistrati. Da qui, i rimbalzi di ieri: Lula è ministro della Casa civile:  poi, la sospensione decisa da un giudice federale. Poi, contromossa. Un altro giudice annulla il tutto: Lula torna ad essere ministro. Ma non è finita: poche ore dopo un altro giudice federale, quello di Assis (sempre area San Paolo), sospende nuovamente la nomina. L'avvocatura di Stato torna ad annunciare immediato il ricorso. La Roussef da parte sua, parla di intercettazioni illegali.  Il punto è che c’è chi sostiene che in discussione ci sia altro: il suo mandato normalmente in scadenza nel 2018. Resta da dire che la Borsa ha aperto in rialzo anche stamane, dopo aver chiuso ieri a +6,6%, il maggior aumento in sette anni.

Sulla crisi politica in Brasile,Silvonei Protz ha intervistato il cardinale arcivescovo di San Paolo,Odilo Pedro Scherer:

R. – In Brasile viviamo una situazione politica particolare che non si vedeva da un po’ di anni. C’è una crisi politica che si trascina da un anno e mezzo che è diventata poi motivo di una grave crisi economica che ha portato conseguenze sui ceti più deboli della società. In questo momento questa crisi ha fatto un nuovo passo, perché l’ex presidente Lula è stato nominato ministro della Casa civile, più o meno segretario di governo della presidente Dilma Rousseff. Il problema è che la nomina di Lula a questa carica è stata interpretata soprattutto come un artificio perché l’ex presidente, che è indagato per diverse accuse di corruzione, potesse scappare un po’ dai rigori delle investigazioni e della giustizia; questo ha causato una sorta di rivolta in molti brasiliani che hanno manifestato e che continuano a manifestare. Sicuramente quello che ci fa stare più sereni è che le istituzioni democratiche reggono e finora hanno attraversato abbastanza bene tutta questa crisi; adesso anche nel punto più acuto della crisi, le istituzioni democratiche e i poteri costituzionali reggono.

D. - Come segue la Chiesa in Brasile questo momento?

R. - Noi seguiamo la situazione. Cerchiamo di stare sereni e portiamo la serenità tra la gente. Sono momenti della vita pubblica che si devono affrontare con prudenza, con serenità, ma anche con verità. Se si vuol fare qualche passo in avanti nella credibilità della classe politica, nell’esercizio dell’azione politica, bisogna andare avanti, quindi fare chiarezza, dare autonomia ai poteri dello Stato, rispettare la legge, affinché ognuno sia anche responsabile davanti alla legge e non ci siano privilegi. In questo senso la Chiesa cerca di stare serena, ma, certo, noi stiamo anche dalla parte di coloro che chiedono meno corruzione, più giustizia sociale, più chiarezza nel governo, più decisioni e più rispetto alle istituzioni.

  








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