2016-03-19 16:33:00

Autobomba a Istanbul, l'attentatore sarebbe dell'Is


Secondo i media locali, sarebbe un militante turco legato al sedicente Stato islamico il kamikaze che questa mattina a Istanbul si è fatto saltare in aria in una zona turistica. Cinque le vittime dell’attentato, oltre trenta i feriti. Il premier turco Davutoglu condanna l’attentato e promette che la guerra al terrorismo continuerà. La cronaca nel servizio di Elvira Ragosta:

   

Il kamikaze si è fatto esplodere a Istiklal Caddesi, centrale via dello shopping di Istanbul a pochi passi da Piazza Taksim. Il suo obiettivo, secondo gli investigatori, era un altro luogo e dev’essere stata la presenza in zona delle forze dell’ordine a fargli decidere di anticipare l’attacco. La pista curda, inizialmente battuta, sarebbe stata accantonata per quella jihadista con l’identificazione dell’attentatore: un 33enne turco legato al sedicente stato islamico. Il suo nome, secondo i media locali, era stato inserito in una lista di sospetti, potenziali attentatori suicidi. In un comunicato il Kck, organizzazione ombrello di gruppi curdi che include anche il Pkk, ha negato la propria responsabilità, sottolineando che “i gruppi curdi non prendono di mira i civili”.Fonti mediche locali parlano di cinque vittime: tre cittadini israeliani, un iraniano e il kamikaze. Oltre trenta i feriti, di cui una decina israeliani. Ferma la condanna del premier turco Davutoglu e la promessa che la Turchia continuerà la lotta a ogni forma di terrorismo. Poco meno di una settimana fa, domenica scorsa, la Turchia era stata sconvolta da un altro attentato: un’autobomba scoppiata ad Ankara aveva provocato trentasette morti.

In Turchia, l'autorità radiotelevisiva ha imposto una censura sulla trasmissione di immagini dalla zona dell'attentato. Per una riflessione, Fausta Speranza ha intervistato Stefano Silvestri, consigliere scientifico dell'Istituto Affari Internazionali:   

R. – Diciamo che, purtroppo, il problema continua. Il centro della questione evidentemente rimangono Siria, Iraq, Daesh, i curdi, eccetera. Ma il problema è che l’instabilità si sta espandendo e la Turchia è evidentemente ormai al centro di una vera tempesta. Adesso vediamo: se l’accordo con l’Unione Europea consoliderà un po’ la situazione, questo potrebbe essere un fatto positivo. Però, la realtà è che il governo turco rimane sostanzialmente abbastanza isolata, in parte a causa delle sue stesse politiche. E questo, naturalmente, ne fa un obiettivo allettante per molti.

D. – Quale partita sta giocando, la Turchia?

R. – La Turchia vorrebbe allo stesso tempo rafforzare il suo ruolo di potenza regionale all’interno del Medio Oriente, diventare un po’ il punto di riferimento di tutta la parte del mondo musulmano e in particolare del mondo musulmano arabo-sunnita. E nello stesso tempo, però, rafforzarsi nei confronti dell’Europa, se non come membro dell’Unione Europea, che è una prospettiva molto lontana e forse anche improbabile, almeno come partner privilegiato dell’Unione Europea, mettendosi in mezzo anche, con una certa criticità, nei confronti della Russia. E’ un gioco ambizioso, molto difficile, e che forse potrebbe essere più semplice se non ci fossero anche, in questo momento, i problemi di politica interna del regime di Erdogan.

D. – Diciamo qualcosa proprio a proposito delle problematiche interne?

R. – Diciamo che Erdogan ha voluto forzatamente fare due volte le elezioni per riconquistare una maggioranza assoluta che aveva perso con le elezioni precedenti e in questa maniera, però, ha anche riaperto di forza il problema curdo, in questa maniera si è esposto di più alla contestazione – anche violenta – dei curdi e probabilmente ha offerto il fianco agli attacchi terroristici. Diciamo che quello che ha guadagnato da una parte, rischia di perderlo dall’altra.








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