2016-03-16 15:50:00

Centrafrica, i frutti della visita del Papa


Dopo un mese dalle elezioni presidenziali, il Paese si trova a fronteggiare una grave crisi umanitaria con le ferite della guerra civile da rimarginare e gli interessi petroliferi delle superpotenze sempre in agguato. Don Gabin-Eric M’bika è un sacerdote della Repubblica Centrafricana, è stato Rettore del Seminario di Bangui dopo aver studiato alla Pontificia Università Urbaniana. Attualmente è parroco di una piccola frazione nella diocesi di Campobasso-Bojano e sta per laurearsi in Scienze della Comunicazione. Ci racconta i frutti spirituali e le ricadute politiche della storica visita di Papa Francesco che ha aperto proprio là il Giubileo della Misericordia. 


La manipolazione del popolo e la sfida per la garanzia della sicurezza 

"Il popolo ha preso in mano il messaggio del Papa, una vera benedizione per il nostro Paese", spiega don Eric. "La gente ha capito che il futuro sta nelle proprie mani. Possiamo proprio dire che Dio ha agito. E’ stata una rivincita della popolazione dopo anni distruzione. Il popolo è stanco e vuole un cambiamento vero. Adesso la fase è molto delicata. Se con le elezioni del 20 febbraio, che hanno portato al potere Faustine-Archange Touadéra, perdessimo questo momento propizio sarebbe un gran peccato. Tutti si aspettano qualcosa di solido e di buono dopo quello che abbiamo vissuto. L’incarico è pesante - precisa il sacerdote - e bisogna ricominciare anzitutto dalla garanzia di sicurezza. Noi non abbiamo mai vissuto il problema della divisione a livello confessionale e interreligioso e far credere che le ragioni della guerra civile abbiano a che fare con questo aspetto è stata una manipolazione. Dietro la guerra - in cui sono stati coinvolti 13mila mercenari - ci sono gli interessi petroliferi di Francia e Cina, soprattutto. Sono stati gli estremisti musulmani ingaggiati nel conflitto a distruggere tutte le chiese quando entravano nelle città".

I danni della guerra e l'impunità e una terra alla mercè di chiunque

"Mio papà non era malato ma si è lasciato andare perché non vedeva un futuro", racconta ancora don Eric. "Quando ora sento mia madre lei dice che ringrazia perché è ancora in vita. E poi dice 'il nostro pane quotidiano è la morte'. E’ triste quando una madre ti parla così. Ora c’è il problema dell’impunità di tanti che hanno compiuto abusi sessuali, militari francesi e caschi blu. Giorno dopo giorno vengono alla luce nuovi casi. Quando i capi ne apprendono spostano le persone ma questa non è una soluzione. Le ferite sono avvenute e quelle persone sono rimaste impunite". 

Ridistribuire le ricchezze

In Centrafrica, esteso il doppio dell’Italia, vivono 6 mln di persone. Tante risorse mal sfruttate: "Se pure si scegliesse un solo elemento del nostro sottosuolo e della nostra natura e lo si sfruttasse la gente starebbe bene. Povertà e ricchezza si guardano ma non si incontrano mai", constata amaramente Don Eric, lamentandosi di vecchi retaggi da smantellare, leggi rimaste in piedi dai tempi del colonialismo che soffocano gli autoctoni. E la Chiesa locale? "E' l’unica voce che dice la verità e deve stare attenta a non essere manipolata anch'essa. Ha fatto tanto a livello di sanità e di educazione, certamente più dello Stato". 








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