2016-03-14 14:00:00

Vescovi maltesi: no a proposta di legge sul cambio di sesso


Preoccupazione: è questo il sentimento espresso dalla Chiesa cattolica di Malta in merito alla proposta di legge sulla così detta “terapia di conversione”, da tempo dibattuta nel Paese e relativa all’accesso, o meno, al sostegno medico-psicologico per le persone che vogliono cambiare il loro orientamento sessuale.

Proposta di legge discriminatoria
In particolare, i vescovi maltesi lamentano l’interpretazione “ristretta” che la proposta normativa fa della così detta “terapia di conversione”, intendendola esclusivamente come un trattamento che mira a cambiare l’orientamento sessuale di una persona  da omosessuale ad eterosessuale. Ma così facendo, la legge proposta “soffre di una chiara pecca discriminatoria”, perché renderebbe reato “il cercare di modificare, reprimere o cancellare l’orientamento di una persona che da omosessuale vuole diventare eterosessuale, mentre renderebbe perfettamente legittimo l’aiutare un eterosessuale che vuole diventare omosessuale”. La proposta normativa, in pratica, violerebbe il principio che offre alle persone omosessuali ed eterosessuali “le stesse tutele legali”.

A rischio il libero esercizio della professione medica
Non solo: i vescovi maltesi evidenziano che la proposta di legge si occupa della pratica clinica, “scavalcando l’etica professionale di psicologi e consulenti che regolano la loro condotta in base all’interesse migliore per il paziente”. E così facendo, la proposta normativa “toglie ai pazienti il potere di raggiungere i propri obiettivi insieme ai propri terapisti e criminalizza ogni differenza da quanto sancito”. Non solo: la possibile legge finirebbe anche per “limitare gli psicologi ed i consulenti nel libero esercizio della loro professione”.

Incompatibilità con altre normative
Ulteriori preoccupazioni dei vescovi maltesi riguardano l’incompatibilità della proposta normativa con la legge del 2015 relativa alle caratteristiche sessuali, la quale permette ad ogni persona, inclusi i minori, di cambiare identità di genere. Al contrario, la nuova legge “pretende di rendere illegale il ricorso a trattamenti che mirino a modificare l’orientamento sessuale”, “ostacolando chiunque dall’avere accesso ad un aiuto professionale e terapeutico appropriato e necessario”. E ciò viola anche quanto sancito dalla Corte europea per i diritti umani che ribadisce “l’importanza dei consulenti, definendoli parte integrante ed indispensabile” del processo di cambiamento.

Occorre promuovere una cultura inclusiva
​Se approvata, dunque, la nuova legge “solleverebbe serie questioni etiche e legali”, scrive la Chiesa maltese, e “invece di promuovere una cultura della dignità in cui ogni cittadino, a prescindere dall’orientamento sessuale, dall’identità e dall’espressione di genere, possa vivere in una cultura inclusiva, essa finirebbe per promuovere la discriminazione, la mancanza di rispetto per l’autonomia personale e la sfiducia nel ruolo dei professionisti” del settore. (I.P.)








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