2016-03-14 15:12:00

Germania: vola destra populista, Merkel paga apertura a migranti


“Ieri è stato un giorno pesante per la Cdu". Lo ha detto la cancelliera tedesca Angela Merkel aprendo la conferenza stampa a Berlino dopo le elezioni in tre Laender di ieri, che hanno visto trionfare la destra populista. Per la cancelliera, il partito di destra populista si è avvantaggiata del "voto di protesta legato alla questione irrisolta dei tanti profughi e alle paure in relazione alla loro integrazione". Roberta Gisotti ha intervistato Antonio Villafranca analista dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi).

D. – Dottor Villafranca, se la Merkel tre mesi fa veniva nominata sul giornale “Time” “persona dell’anno”, a cosa si deve questo declino? In coro - si dice - alla politica di apertura in ambito di emigrazione …

R. – Guardi, io credo che sia una sconfitta annunciata. Sarebbe un grave errore pensare che l’esito di questa tornata elettorale sia geograficamente limitata ai Länder in cui si è votato. Sono tre Länder, di cui uno soprattutto è molto importante: il Baden Württemberg, perché è un po’ il motore – anche industriale – della Germania; poi c’è la Renania Palatinato che è una regione diremmo noi in Italia “progressista”, quasi “radical-chic”; e poi la Sassonia Anhalt, che è un’ex regione della Ddr, in cui alcuni cambiamenti positivi ci sono stati ma che resta sostanzialmente povera, con una disoccupazione vicina al 10 per cento. Quindi tre regioni piuttosto diverse ma che danno il senso di dove sta andando la Germania: un Paese in cui permangono ancora sacche di povertà, di indigenza, addirittura nella stessa Berlino, nella capitale, e in molti Länder dell’Est Europa, cui soprattutto nel più ricco Sud, si teme l’afflusso degli immigrati. Non dimentichiamo che in Germania ci sono un milione e 200 mila rifugiati, in questo momento, e si teme l’impatto sul welfare tedesco. Queste sono preoccupazioni che riguardano la Germania intera.

D. – Quali mosse potrebbero seguire da parte della cancelliera Merkel, per recuperare in vista delle elezioni federali nel novembre 2017?

R. – Io non credo che riuscirà a recuperare del tutto; non so neanche se la Merkel punti alla propria rielezione: non ha chiarito bene la questione. Sicuramente, quello che ci aspetteremo nei prossimi mesi è una maggiore legittimazione proprio di questo partito – l’Alleanza per la Germania – una sua crescita, anche se non ci sarà una rappresentazione istituzionale, perché in pratica si cercherà sempre, in tutti i Länder, un accordo che metta insieme il partito della Merkel, la Cdu, con la Spd, i socialisti, e con i Verdi laddove sia possibile. Non credo che la Merkel a brevissimo cambierà politica: conosciamo una donna forte, che non ha paura di prendere delle decisioni, ma probabilmente si è resa conto che effettivamente questa sua apertura verso i rifugiati è stata troppo repentina e non sostenibile per il suo Paese. Quindi, quello che vedremo è un graduale cambiamento – e di spostamento verso destra – delle posizioni della Cdu e della Merkel, anche se non con strappi improvvisi.

D. – Un risultato che rappresenta anche un segnale di monito per la stessa stabilità dell’Unione Europea?

R. – Questo, in realtà, viene già da prima: i segnali verso una incomprensione che ormai esiste in Europa vengono già dalla crisi greca. Noi Paesi del Sud, ovviamente, continuiamo a criticare la Germania e i Paesi del Nord per le loro posizioni sull’austerity, ma basta fare un viaggio in Germania per rendersi conto che la maggioranza della gente non si fida dei Paesi del Sud e della loro capacità di rispettare le regole. Il crollo di fiducia che la crisi economica, in particolar modo la gestione della crisi greca, ha generato, purtroppo è il pericolo più grave per l’Unione Europea. Si dovrebbe avere il coraggio, effettivamente, di rilanciare il progetto europeo ma su basi nuove, cercando di spiegare a cosa veramente può servire l’Unione Europea nei prossimi anni. Il tema dell’immigrazione è uno di questi, ovviamente quello della crescita economica sarebbe il principale; però, veramente non riesco a vedere né un leader politico – inclusa la Merkel – né un’iniziativa che possa effettivamente bloccare questo “trend” di sfiducia, tanto più che molti partiti politici – troppi partiti politici, ormai – in giro per l’Europa, sia tradizionali sia di nuova formazione, hanno capito che stare sull’euroscetticismo, puntare sulla lotta all’emigrazione rappresenta ormai una gallina dalle uova d’oro, che porta tanti voti.








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