La Commissione parlamentare pakistana per il diritto e la giustizia ha approvato all’unanimità l’aumento dei seggi riservati alle minoranze religiose sia nell’Assemblea nazionale che in quelle provinciali. La proposta – riferisce L’Osservatore Romano verrà ora portata nell’agenda del Parlamento per essere votata e diventare legge.
Poca trasparenza e rappresentatività per
le minoranze religiose
La questione della rappresentatività delle minoranze
religiose è sempre stata molto delicata: i cristiani hanno spesso parlato di “deficit
di trasparenza e di rappresentatività”, denunciando un meccanismo di selezione basato
sul clientelismo, condizionato dalla corruzione, e in molti casi affidato alla scelta
di partiti musulmani. Nel 2011 è entrato in
vigore un provvedimento che riserva alle minoranze religiose (cristiane e indù) quattro
seggi del Senato pakistano per ogni provincia. Ma la selezione dei candidati è appannaggio
dei partiti, che sono per la maggior parte islamici. E avviene sulla base di criteri
puramente finanziari, cioè valutando il contributo, in milioni di rupie, che un candidato
può dare al partito. La presenza di cristiani o indù nell’Assemblea nazionale in Pakistan
è storicamente minima. La situazione di altri gruppi minoritari è perfino peggiore:
ad esempio i circa quattro milioni di ahmadi in Pakistan sono esclusi dal voto nelle
elezioni.
Minoranze religiose fortemente discriminate
In un recente rapporto sulla libertà religiosa in
Pakistan, realizzato dal Governo degli Stati Uniti e da alcuni gruppi e attivisti
per i diritti umani, emerge che le minoranze religiose sono fortemente “discriminate”
e nel Paese asiatico si respira «un’atmosfera di intolleranza religiosa», mentre i
leader religiosi continuano in un’opera di costante islamizzazione. La storia recente
del Paese è segnata da conflitti locali perpetrati in nome della religione: da quando
è entrata in vigore la shariah (la legge basata sui precetti del Corano, in vigore
in Pakistan dal 1991) sono aumentate in misura esponenziale le violenze e gli abusi
dei fondamentalisti islamici verso le minoranze. (L’Osservatore Romano)
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