2016-03-11 12:24:00

Siria. De Mistura: elezioni entro 18 mesi. Oxfam: guerra peggiora


Elezioni presidenziali e legislative in Siria sotto l'egida dell'Onu entro 18 mesi: è quanto auspica l'inviato speciale dell'Onu per la Siria, Staffan De Mistura, che coordinerà i colloqui sulla Siria in programma a Ginevra dal 14 al 24 marzo. All’ordine del giorno – ha detto – ci saranno tre questioni: un nuovo governo inclusivo, una nuova Costituzione e, appunto, nuove elezioni tra un anno e mezzo. Intanto, a cinque anni dall'inizio della guerra, Oxfam ha pubblicato un rapporto su quanto accaduto nel 2015. Fausta Speranza ne ha parlato con Riccardo Sansone, di Oxfam Italia:

R. – L’ultimo anno ha registrato il numero più alto di morti dall’inizio del conflitto. E’ difficile quantificare esattamente il numero complessivo: le Nazioni Unite stimano intorno alle 50 mila perdite nel 2015, per un totale complessivo di 250 mila vittime dall’inizio del conflitto, ma si dice che siano anche di più.

D. – Che dire del ruolo della comunità internazionale proprio in relazione ai civili?

R. – Noi oggi usciamo con un Rapporto, insieme ad altre organizzazioni non governative internazionali e siriane, che analizza un po’ quelle che sono state le richieste dell’ultimo anno del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e le mette a confronto con quella che è stata la realtà sul campo e anche con quello che è stato poi il comportamento e l’atteggiamento dei singoli Stati membri permanenti del Consiglio di Sicurezza. Abbiamo fatto l’analisi in tre ambiti principali, che sono appunto la protezione dei civili, l’accesso umanitario e le comunità che vivono sotto assedio. Per ognuno di questi tre ambiti, il Consiglio di Sicurezza si era espresso chiedendo un’attuazione di azioni concrete per migliorare la condizione, sostanzialmente, alla fine, dei civili, e in tutti e tre gli ambiti purtroppo abbiamo rilevato, dati alla mano, che c’è stato un netto peggioramento, segnando appunto il 2015 come l’anno peggiore dall’inizio della crisi.

D. – L’Oxfam lancia un’iniziativa particolare a questo punto…

R. – Dopo cinque anni pensiamo che sia giunto il momento di dire “basta”, “adesso basta” e abbiamo lanciato unitamente a questo Rapporto una campagna, appunto “Adesso basta”, in cui chiediamo l’impegno sostanziale, ai tre attori principali - tutte le parti in conflitto, compresi i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza che sono a tutti gli effetti coinvolti nel conflitto - di fermare immediatamente gli attacchi sui civili e fare in modo che l’accordo per il cessate-il-fuoco raggiunto recentemente possa reggere e possa portare ad una soluzione di pace duratura e permanente; chiediamo anche al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di intraprendere i passi necessari affinché coloro che sono responsabili di violazioni, di crimini di guerra, siano ritenuti a tutti gli effetti responsabili; e sostanzialmente chiediamo coerenza con quanto viene richiesto ed emanato dal Consiglio di Sicurezza. Non può essere che un organo che fa delle richieste così puntuali e necessarie per la sopravvivenza dei civili in Siria, poi venga smentito dagli stessi Stati membri che lo compongono attraverso azioni militari dirette o supporti gruppi armati.

D. – A 5 anni dallo scoppio del conflitto, il Rapporto ha un titolo singolare “Benzina sul fuoco”, perché?

R. – Volevamo richiamare l’attenzione al fatto che nonostante siano state emanate diverse risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, poi chi effettivamente avrebbe il potere di applicarle, di metterle in pratica, non lo fa affatto, anzi, se andiamo ad analizzare le azioni dei singoli Stati membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, ognuno di essi nel 2015 ha iniziato operazioni militari, producendo un aumento della difficoltà, ad esempio, nel rifornimento degli aiuti umanitari nelle zone sotto assedio: è aumentato il numero delle persone in fuga; sono aumentati i morti civili. Tutto questo si è mosso in una direzione contraria a quelle che erano state appunto le richieste del Consiglio di Sicurezza.








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