2016-03-11 13:52:00

Migranti. Chiusa la rotta dei Balcani, la Grecia al collasso


Dopo la chiusura della rotta balcanica, si aggrava l’emergenza umanitaria dei migranti in Grecia. Ai 40 mila già presenti si aggiungono ogni giorno tremila persone. Al Pireo i profughi hanno dormito all’addiaccio. In Europa è scontro: Atene e Berlino condannano lo sbarramento delle frontiere da parte dell'Austria e di Macedonia, Slovenia, Croazia, Serbia e Ungheria. Il primo ministro greco, Alexis Tsipras, inoltre, attacca il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, che su Twitter ha espresso il suo plauso alla chiusura della rotta. Eugenio Murrali ha intervistato Andrea Oskari Rossini dell’Osservatorio Balcani e Caucaso che ha visitato, in Grecia, il campo di Idomeni, dove la situazione è sempre più critica:

R. – Idomeni è un paesino di poche decine di abitanti, al margine del quale è cresciuto questo campo che in origine doveva essere semplicemente un campo di transito e ospitare meno di duemila persone: è arrivato invece a ospitare 15-16 mila profughi che avrebbero voluto continuare verso nord, ma che sono rimasti bloccati appunto nella piana di Idomeni, che a seguito delle piogge di questi giorni è diventata una grande palude. Questa mattina ho sentito che alcune centinaia di profughi hanno accettato l’offerta delle autorità elleniche di spostarsi verso sud. Teniamo presente che la maggioranza della popolazione dei profughi è composta da donne e bambini, che hanno già affrontato un viaggio molto faticoso, molto pericoloso e che provengono da Paesi come la Siria, nei quali il sistema sanitario è collassato da anni. Sono quindi persone che hanno bisogno di protezione: non sono persone che possono essere abbandonate in una pianura nel nord della Grecia, in mezzo al fango.

D. – Si parla anche di nuove rotte che i migranti potrebbero prendere e Save the Children fa anche riferimento, con preoccupazione, ai trafficanti...

R. – E’ chiaro che la chiusura della rotta balcanica non vuol dire fermare il flusso dei migranti. Vuol dire costringere i migranti a continuare il loro percorso, mettendo a rischio ancora di più le proprie vite, perché devono affidarsi alla criminalità organizzata che, come dire, ha già in appalto il trasporto dei profughi dalle coste della Turchia a quella Grecia. Dalla Grecia in poi – attraverso Macedonia, Serbia, Croazia, Slovenia e Austria – i profughi potevano giungere in Germania in maniera abbastanza sicura, fino a quanto funzionava la rotta balcanica.

D. – Berlino e la Grecia hanno condannato come unilaterali queste scelte di alcuni Paesi di chiudere la rotta balcanica...

R. – Sono decisioni unilaterali. E’ inutile nasconderselo. Sono decisioni che non sono state concordate a livello europeo e rappresentano una violazione delle normative internazionali, in particolare del diritto internazionale umanitario. Non si può decidere di respingere le persone in base alla loro nazionalità, come è stato fatto negli ultimi giorni, prima della chiusura definitiva. Le persone che chiedono asilo devono essere messe in grado di poter fare la loro domanda. Inoltre, io non riesco a capire bene il piano europeo di scambio di profughi tra la Grecia e la Turchia: “Noi ne mandiamo indietro uno e poi ne prendiamo uno che ci mandate voi”. Ma di cosa stiamo parlando? Di traffico di esseri umani fatto a livello istituzionale?

D. – Questo nuovo muro tra Romania e Ungheria, che è stato annunciato, che conseguenze potrebbe avere?

R. – Le conseguenze che hanno avuto i muri fino a ora: non fanno cioè che spostare il flusso da un Paese ad un altro. I muri rappresentano simbolicamente la sconfitta della capacità europea di gestire in maniera comune la crisi.

D. – Lei che soluzione vede?

R. – La soluzione è il dialogo internazionale per arrivare alla pace in Siria. Non ci sono altre soluzioni.








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