2016-03-11 14:42:00

Dopo la visita del Papa in Ecuador molti ritorni alla Chiesa


Lo spirito con cui si vive l’Anno della Misericordia, le molte persone tornate alla Chiesa dopo periodi di lontananza, il risveglio delle vocazioni sacerdotali e religiose. La Chiesa dell'Ecuador e non solo conta i frutti del Giubileo e quelli seguiti alla visita di Papa Francesco nel Paese, nel luglio dello scorso anno. Ne parla, al microfono di Alvaro Vargas Martino, il vicario apostolico di Zamora, mons. Walter Heras:

R. – In Ecuador, abbiamo una bella esperienza dopo l’apertura della Porta della Misericordia. In ogni diocesi c’è un programma diverso, ma da parte della Conferenza episcopale abbiamo già un programma per tutto l’anno. La prima cosa che si è fatta dopo l’apertura della Porta è stata convocare la gente per una giornata di preghiera, il primo gennaio, in occasione della Giornata della Pace. Poi, abbiamo avuto anche la Giornata di preghiera per l’unità dei cristiani. Un’altra iniziativa che è già in corso in ogni diocesi, con l’animazione della Conferenza dei vescovi, è la pratica delle opere di misericordia, come ci ha chiesto Papa Francesco: ogni mese si promuove la pratica di due opere di misericordia. A tal fine, si forniscono spunti nella catechesi, nelle scuole, nelle famiglie, nelle parrocchie, e vediamo che c’è una grande risposta da parte della gente. Abbiamo avuto anche una bella pratica delle giornate penitenziali, infatti il Papa ci ha chiesto, durante quest’anno, di promuovere anche la confessione e quindi ogni mese facciamo in ogni diocesi la giornata penitenziale, nella quale i preti nelle parrocchie e anche nelle chiese delle quali sono state aperte le Porte della Misericordia organizzano delle giornate penitenziali per consentire alla gente di avvicinarsi per ricevere il Sacramento della confessione. Queste sono alcune delle iniziative, ma ci sono anche i pellegrinaggi ai grandi Santuari che esistono in Ecuador.

D. – Quali sono i frutti della visita che il Santo Padre ha compiuto in Ecuador l’anno scorso?

R. – La prima cosa che per noi è stata una grande benedizione è stata quella di avere avuto Papa Francesco con noi e la risposta del popolo è stata una vera meraviglia: è stata così grande, con tutto il popolo in attesa, tutto il popolo che aspettava Papa Francesco... La gente per le strade, la gente dappertutto. E poi, tanti sono tornati. Noi diciamo questo: il primo frutto della visita di Papa Francesco è vedere tanta gente che si era allontanata dalla Chiesa che ha ripreso la fede ed “è tornata a casa”, come dice la gente. Anche tanta gente che non credeva, o che era stata allontanata a volte dalle sètte, è tornata in chiesa. Un altro frutto è stato l’avvicinamento tra la Chiesa e il governo: c’erano stati dei problemi, soprattutto nei rapporti tra Chiesa e Stato. Dopo la visita del Papa c’è stato un riavvicinamento sia da parte del governo, sia da parte della Chiesa: adesso si parla di temi comuni, che interessano sia loro sia noi, e c’è una collaborazione più stretta. E poi soprattutto c’è stato un risveglio delle vocazioni sacerdotali e religiose, questo è stato un altro frutto bellissimo. E infine, i gruppi. Penso che una delle cose che il Papa abbia incoraggiato tanto sono i gruppi sociali. Anche loro si erano un po’ allontanati e adesso sono tornati e le organizzazioni chiedono l’aiuto della Chiesa per andare avanti. Penso che i frutti siano questi e tanti, tanti altri. Penso che la presenza del Papa abbia dato un grande impulso a ritrovare la fede vera.








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