2016-03-09 14:02:00

Myanmar anticipa le presidenziali. Nita Yin Yin May: siamo ottimisti


In Myanmar c’è grande attesa per le elezioni presidenziali che si terranno domani in anticipo di una settimana rispetto alla data prevista. La leader e premio Nobel Aung San Suu Kyi non può ancora candidarsi a causa di un vincolo costituzionale, ma il suo partito la Lega Nazionale per la Democrazia è forte della schiacciante vittoria alle consultazioni di novembre. Massimiliano Menichetti:

Il processo elettorale inizierà con la presentazione di tre candidati, uno da parte della giunta militare e altri due da parte del parlamento nominato dalla Lega Nazionale per la Democrazia, il partito della premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi. La formazione infatti si è imposta massicciamene alle politiche di novembre scorso ottenendo oltre il 70% dei seggi. "The Lady" simbolo del cambiamento democratico del suo Paese, dopo aver trascorso 15 anni della sua vita agli arresti domiciliari, non può ancora candidarsi a Presidente a causa di una norma costituzionale, voluta ad hoc dalla giunta militare, che sbarra la possibilità per chi ha sposato uno straniero. Trattative in queste settimane erano in corso per modificare la normativa, ma a sorpresa la stessa Lega Nazionale per la Democrazia ha deciso l’accelerazione per togliere il Paese dallo stallo. "Grende speranza per il voto" ribadisce Nita Yin Yin May impiegata dell’Ambasciata Britannica di Rangoon, vicina ad Aung San Suu Kyi, che negli anni '90 era incaricata dei rapporti tra la leader e il movimento democratico degli studenti. Fu incarcerata e condannata ai lavori forzati nonostante la gravidanza e dopo la nascita fu costretta a consegnare il figlio ai familiari:

R. – At the moment people are…
Al momento le persone sono molto eccitate. Domani, infatti, verrà forse annunciato ufficialmente il nome del Presidente e dei due vice-Presidenti. Non ci sono previsioni. Aung San Suu Kyi è a casa, infatti, e non ha voluto che si rendesse nota la lista dei candidati a membri del gabinetto e della presidenza. Ecco perché in questi giorni non è andata in Parlamento. E’ rimasta con i più stretti collaboratori per confrontarsi sulle azioni del governo uscente e dei militari. Questa è la situazione.

D. – Come vede il futuro del Paese e qual è il ruolo oggi dei militari?

R. – We are very optimistic about the future…
Siamo molto ottimisti sul futuro del nostro Paese. E’ stato infatti sotto un governo militare per più di 50 anni e a causa di questa cattiva amministrazione del Paese ci troviamo in una condizione terribile. Il nuovo governo dovrebbe ricominciare da capo nel campo dell’educazione, in ambito sanitario e in altri settori. Però, il problema che il Myanmar sta affrontando ora è l’istituzione militare. I militari infatti sono tutti scesi nell’arena politica, mentre in realtà il loro dovere dovrebbe essere quello di proteggere il Paese. Non c’è bisogno che siano coinvolti in politica, mentre invece lo sono. E sa cosa? Anche dopo la formazione del governo, i militari hanno mantenuto il controllo nei posti chiave dei ministeri. Certamente, è comprensibile che conservino il ministero della Difesa, ma cosa c’entrano gli Affari Interni o il controllo delle frontiere? Lì loro non c’entrano niente. Questo significa, che le forze di polizia stesse sono soggette ai militari. Questo è veramente assurdo: non è facile gestire il Paese in questi termini. Quindi dovremo aspettare per vedere quello che succede. Poi, c’è un’altra cosa: tutti vorrebbero vedere Aung San Suu Kyi Presidente del Myanmar, sia a livello internazionale sia a livello locale; ma secondo la Costituzione del 2008 non può diventare Presidente. Questo è quello che ci aspettiamo: Aung San Suu Kyi Presidente e una nuova nazione democratica per tutto il nostro popolo.

D. – In questo contesto come la popolazione vede i militari?

R. – The people, they don’t like …
Il popolo non ama affatto i militari: nelle manifestazioni di piazza hanno sparato alla gente, hanno imprigionato le persone; poi hanno istituito i lavori forzati, hanno reclutato bambini per farne soldati, e così via; e questo è stato un problema. Aspettiamo e vediamo cosa farà questo governo.








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