2016-03-09 20:00:00

Migranti. L'Ue chiude la rotta dei Balcani


Chiusa la rotta dei Balcani per fermare i flussi di migranti. Questo il risultato di prese di posizione di più Paesi quali Slovenia, Croazia, Serbia e Macedonia, mentre l'Ungheria decreta lo stato di emergenza e rafforza i controlli alle frontiere. Non decisioni unilaterali queste, sottolinea  il presidente del consiglio europeo, Tusk, ma frutto di una strategia comune dei 28. E l'Ue intanto non esclude la possibilità di trovare rotte alternative e attuare una frammentazione dei flussi. Paola Simonetti:

Le porte si sono chiuse tutte. Le frontiere ora sono divenute muri invalicabili. La rotta dei Balcani di fatto non esiste più. E' quanto messo in atto da Paesi coinvolti nei flussi, quali Slovenia, Croazia, Serbia e ora anche Macedonia, che dalla mezzanotte non accetta più profughi. Una stretta arriva anche dall'Ungheria che ha deciso di rafforzare i controlli alle sue frontiere. Il governo ha proclamato lo stato di crisi in tutto il Paese. "Non è una questione di azioni unilaterali, ma una decisione comune a 28"- ha precisato il presidente del consiglio europeo, Tusk che ringrazia dlela collaborazione i Paesi dei Balcani occidentali. Ma intanto, a chi chiede di possibili attivazioni di nuove rotte, la portavoce della Commissione europea, Bertaud, risponde che non si esclude la possibilità di una frammentazione della rotta dei migranti e per questo abbiamo esteso i nostri contatti con Balcani occidentali a più Paesi, compresi Albania e Bulgaria. E giungono anche i dati dei flussi che hanno riguardato l'Italia: oltre 9.300 i migranti arrivati sulla Penisola dall'inizio dell'anno.

Le conseguenze dunque non saranno prive di rischi secondo la Commissione europea che prevede una frammentazione delle rotte, con la conseguente dispersione dei migranti in arrivo in Europa e la deviazione verso altre destinazioni. Francesca Sabatinelli ha intervistato Giuseppe Palmisano, direttore dell’Istituto di Studi giuridici internazionali del Cnr:

R. – “Chiusura della rotta balcanica” è un’espressione abbastanza vaga, nel senso che significa che alcuni Stati bloccheranno i flussi di persone, soprattutto richiedenti asilo ma non solo, che in questo momento si stanno servendo della rotta balcanica, appunto, per poi arrivare verso altri Stati europei. E’ chiaro, la ricaduta di una chiusura di questa rotta significa che queste stesse persone stazioneranno più a lungo lì dove sono e che poi cercheranno altre vie per arrivare dove vogliono arrivare. E questo potrebbe coinvolgere ovviamente anche l’Italia.

D. – Dal punto di vista del diritto internazionale, può accadere questo?

R. – Qui bisogna distinguere. Ci sono aspetti che riguardano il diritto dell’Unione Europea, come l’accordo di Schengen che impone certi obblighi agli Stati e che però può essere sospeso in determinate circostanze. Non si può esaurire il discorso intorno all’accordo di Schengen, è chiaro che ci sono anche norme internazionali e anche norme, direi, di diritto internazionale generale fondamentali che impediscono a uno Stato – impediscono giuridicamente anche se poi gli Stati lo fanno lo stesso – di respingere, di non accogliere persone che sono in determinate condizioni, come sono le persone che richiedono asilo e che sono meritevoli, o dovrebbero essere prese in considerazione, quali i rifugiati. E in questo caso stiamo parlando soprattutto di persone in queste condizioni.

D. – Come dovrebbe evolvere questa situazione?

R. – Evidentemente, su un piano multilaterale coordinato. Ci dovrebbe essere cioè un coordinamento tra gli Stati, per consentire quello che già si sta cercando di fare: una redistribuzione di questi flussi di richiedenti asilo più che migranti irregolari tout court, in modo che non ci sia un carico eccessivo di queste persone in alcuni Stati, che oltretutto sono meno attrezzati di altri per ospitarli. Questo sarebbe necessario. Sarebbe anche necessario che questo tipo di problematica non fosse affrontata sul piano politico e giuridico in termini di ricatto, di "do ut des", come in alcuni casi sta avvenendo, penso soprattutto alla Turchia.








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