2016-03-08 17:27:00

Rischio violazioni diritto: così Onu su accordo Ue-Turchia


Sono 444 le persone annegate quest'anno nel Mediterraneo nel tentativo di approdare sulle coste europee. Lo calcola l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), spiegando che 347 sono morti nell'Egeo e 97 nel Mediterraneo centrale. A proposito di emergenza migrazioni, Angela Merkel parla di "grande passo in avanti" fatto con l'accordo raggiunto tra Ue e Turchia. La cancelliera tedesca ha parlato a Berlino,  durante la conferenza stampa con il segretario generale dell'Onu Ban Ki-Moon. Ma intanto l’Unhcr, l’organismo Onu per i rifugiati, denuncia: l’accordo tra Bruxelles e Ankara rischia di infrangere il diritto internazionale. Ci spiega perchè il servizio di Fausta Speranza

"Un'intesa" sulle espulsioni collettive di stranieri "verso un Paese terzo non è in accordo con il diritto europeo e internazionale”. E’ netto il direttore dell'Unhcr per l'Europa, Vincent Cochetel, sull'intesa tra l'Ue e la Turchia sui migranti.  Il punto, secondo l’organismo Onu, è che l'Unione europea non può raggiungere un accordo di riammissione verso un Paese terzo con meno garanzie di quelle previste per la riammissione in un Paese dell'Ue".  Bruxelles risponde che mancano ancora i dettagli dell’accordo, da definire prima del prossimo vertice europeo, il 17 e 18 marzo, e che non ci saranno violazioni. A ben guardare, al momento la convergenza è sull’aiuto finanziario alla Turchia e sugli obiettivi: combattere l'immigrazione illegale e i trafficanti,  evitare la tragedia delle morti per annegamento. Ma al di là dell’accordo tra i 28 e Ankara, c’è qualcosa che preoccupa il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon: in conferenza stampa con la Merkel, elogia l’operato della cancelliera definendola una voce morale in Europa e nel mondo, ma poi allarga lo sguardo all’aria che tira su territorio europeo e si dice chiaramente allarmato per la “crescita dell'estremismo e del nazionalismo, in seguito alla crisi dei profughi”. "Partiti di estrema destra e nazionalisti – dice - stanno infiammando la situazione”.

Della presa di posizione dell’Unhcr che parla di rischio violazione delle normative internazionali, Fausta Speranza ha parlato con Angela Del Vecchio, docente di diritto internazionale all’Università Luiss: 

R.  –Questa dichiarazione dell’agenzia dell’Onu rientra nel quadro generale dei compiti che l’Onu deve esercitare per fare applicare quelle convenzioni che sono in vigore, che sono state stipulate per la protezione dei rifugiati: una convenzione molto importante risale al 1951, ovvero la Convenzione relativa allo status dei rifugiati a cui poi sono succedute tanti altri strumenti internazionali. Quindi l’Alto commissariato per i rifugiati -  quello che ha fatto la dichiarazione - non  fa altro che proporre gli obblighi che gli Stati hanno contratto quando hanno ratificato queste convenzioni in materia di rifugiati.

D. - Bruxelles risponde che mancano ancora i dettagli dell’accordo saranno definiti prima del prossimo vertice europeo. È possibile che si rispettino tutte queste clausole?

R. - Non credo. Da quello che posso capire non sembra che siano orientati a rispettare tutte le clausole che sono inserite in queste convenzioni internazionali. I Paesi dell’Unione Europa eccepiscono che si può violare, si possono prevedere delle misure restrittive perché devono tutelare l’ordine pubblico e la salute del loro Paese, quelle situazioni per le quali nelle convenzioni internazionali che citavo prima si prevedono delle possibilità di eccezioni.

D. - Diciamo una  cosa: ma le Nazioni Unite dove sono in tutta questa emergenza migrazione?

R. - Le Nazioni Unite si vedono poco perché in genere cercano di attribuire alle organizzazioni regionali competenti - nel caso di specie all’Unione Europea - la gestione delle questioni che sono più proprie del territorio che loro controllano. In genere sono delegate queste cose, però è molto presente per le sue preoccupazioni , per porre l’attenzione su questi problemi. Ad esempio hanno fatto una cosa molto importante. Hanno redatto un comunicato stampa congiunto con l’agenzia dell’Onu, con il Fondo per la popolazione dell’Onu e con la Commissione per le donne rifugiate  - visto che oggi siamo nella giornata delle donne -  riguardo i rischi di violenza contro le donne che registrano sempre più casi  in questi flussi migratori così imponenti.

D. - Diciamo che si tratta di proclami giusti, doverosi, anche utili a richiamare ad un livello alto il tutto, però non siamo sul livello dell’operatività …

R. - No, perché quella viene lasciata per un rispetto della sovranità degli Stati agli Stati della regione, quindi all’Unione Europea.

 

E all’indomani del vertice a Bruxelles tra Ue e Ankara, dalla Turchia arriva un nuovo mandato di arresto per Fethullah Gülen, in esilio negli Usa, e per suo fratello: entrambi sono accusati far parte di una organizzazione terroristica, di violazione della Costituzione e di truffa aggravata. E si parla di un altro colpo alla libertà di stampa. Il servizio di Francesca Sabatinelli:

   

L’imam e magnate Gülencontrollava il principale quotidiano d’opposizione "Zaman", commissariato giorni fa da Erdogan e ora tornato in edicola in versione filogovernativa. Di ieri sera la presa di controllo anche dell’agenzia di stampa "Cihan"’, anch’essa della società editrice guidata da Gülen, accusato di cospirare per rovesciare il governo, il quale continua a difendersi dall’accusa di impedire la libertà di stampa. “E’ un nostro valore comune – ha detto  il premier turco Davutoglu – che continuerà a essere protetto”. Ma è stato proprio questo il punto che ieri ha pesato a Bruxelles al vertice tra Ue e Ankara sulla crisi dei migranti, con il premier italiano Renzi che chiede di vincolare l’accordo tra Unione Europea e Turchia alla libertà di stampa. Raffaele Marchetti, docente di Relazioni internazionali alla Luiss-Guido Carli:

R. – Tutto questo si inquadra nella involuzione autoritaria della Turchia, che non riguarda soltanto i rapporti con il movimento di  Gülen, ma anche tutti gli altri partiti politici, pensiamo al partito filo-curdo. E’ chiaro che questo pone molta preoccupazione all’interno dell’Unione Europea. E’ un tema che va affrontato e bene ha fatto Renzi ha sollevarlo ieri all’interno della trattativa, però non è l’unico problema. Io direi che altrettanto importante, anzi forse di più, è tutto l’atteggiamento ambiguo che il governo turco ha avuto nei confronti della crisi siriana. Lo spalleggiamento che Ankara ha messo in pratica, favorendo e lasciando passare per esempio alcuni jihadisti attraverso il confine turco, comprando in parte il petrolio che veniva rivenduto nel mercato nero dall’Is, favorendo lo spostamento di alcuni guerriglieri dell’Is dalla Siria alla Libia, che sappiamo essere passati attraverso il territorio turco. Insomma, tutti fatti molto gravi, che hanno un immediata ricaduta in termini di violenza e di vittime.

D. – L’Unione Europea, però, sta trattando proprio con questa Ankara per la questione migranti…

R. – Certo, qui l’Unione Europea non può far altro che trattare, però tratta, come si dice in questi casi, con le mani legate. La Germania ha una necessità impellente di bloccare il flusso, essendo la destinazione principale dei rifugiati. Ma anche gli altri governi dell’area centrale europea, a iniziare dall’Ungheria di Orban fino ad arrivare all’Austria, per motivi di politica interna stanno cavalcando la paura e la xenofobia per chiudere i confini e avere un atteggiamento inflessibile, intransigente. Sono tutte dichiarazioni che naturalmente hanno una valenza soprattutto di politica interna, ma che contribuiscono anche a far sì che l’Unione Europea debba andare a sedersi al tavolo della negoziazione con la Turchia in una posizione di grande debolezza, perché ha la necessità assoluta di far sì che la Turchia, in qualche modo, contenga questa emorragia dei rifugiati.

D. – Comunque, resta la volontà palese di Ankara di voler accelerare il processo di adesione. Come è pensabile questo?

R. – E’ chiaro che la situazione attuale lo rende difficile. L’Unione Europea ha bisogno di trattare e quindi dovrà fare nella concessioni e immagino che, a parte la questione economica del finanziamento, sul tappeto ci sarà la questione della liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi per l’ingresso nell’Ue. Ma, allo stesso tempo, è chiaro che bisogna reimpostare e riaprire alcuni dossier che erano stata “congelati”, nel senso di spingere e di esigere dalla Turchia la riattivazione dei processi di democratizzazione interna. Devo dire che, però, l’involuzione autocratica e autoritaria della Turchia ha a che vedere anche con il fatto che l’Unione Europea ha chiuso la porta in faccia alla Turchia e l’ha tenuta chiusa per tutti questi anni. Il fatto di non aver dato seguito e soddisfazione alle aspirazioni sia dei cittadini turchi che della leadership turca – aspirazioni nel senso di una maggiore integrazione all’interno dell’Unione – ha fatto sì che si sia sviluppato un forte senso di disillusione nei cittadini, oltre ad aver in qualche modo dato la possibilità politica al governo di accentuare i caratteri dell’autoritarismo. Un processo di negoziazione con l’Unione Europea, continuo ed effettivamente sostanziale, probabilmente avrebbe prevenuto alcuni di questi cambiamenti di politica. Per dirne una: se il processo fosse stato in corso, l’Unione Europea avrebbe avuto un peso negoziale molto più forte e quindi probabilmente Erdogan non si sarebbe potuto permettere queste fortissime censure alla libertà di stampa, che invece ha messo in pratica in questi giorni.

Restano però forti i dubbi sull’accordo di principio raggiunto nella notte a Bruxelles tra Ue e Turchia sulla crisi dei migranti, laddove Ankara si sarebbe impegnata a riprendere gli immigrati irregolari che partono dalle sue coste alla volta di quelle greche, se l’Unione Europea si farà però carico dei costi di rimpatrio. E’ anche di questo che parlano oggi a Smirne il premier turco Davutoglu e quello greco Tsipras. L’Alto commissario Onu per i Rifugiati, Filippo Grandi, intanto esprime forti preoccupazione “per tutte le disposizioni che implicheranno il rientro indiscriminato di persone da un Paese all'altro". La bozza dell'accordo, ha aggiunto il capo dell’Unhcr, "non fornisce garanzie di protezione ai rifugiati in virtù del diritto internazionale".








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