2016-03-07 12:45:00

A Sansepolcro fa tappa "Privata", mostra contro il femminicidio


Il Museo Civico di Sansepolcro, in provincia di Arezzo, ospita dal 5 fino al 20 marzo la mostra d'arte contemporanea itinerante “Privata”. Ideata dall'artista Federica Amichetti, l'esposizione è parte di un più ampio progetto culturale, sociale e didattico sul tema della violenza sulle donne e del femminicidio, un fenomeno di triste attualità. Per saperne di più, Adriana Masotti ha intervistato la stessa Amichetti:

R. – E’ una mostra di arte contemporanea ed essendo di arte contemporanea troveremo molte istallazioni, video e fotografie. La mia opera è un lavoro che si chiama “Saluti e baci” ed è un lavoro sugli stupri di guerra. Credo che in questo momento sia un argomento, ahimè!, molto attuale: di violenza se ne parla tantissimo, ma forse quella che succede in guerra rimane ancora un po’ in sordina. Attraverso l’arte, ci sarà una riflessione riguardo alle dinamiche in cui spesso scaturiscono determinate forme di violenza, specie nell’ambito familiare. C’è un lavoro molto bello di Mandra Stella Cerrone, che è un’artista di Pescara, che si intitolata “Genealogical Love”, e che attraverso la performance, la fotografia e anche il video ha ricreato delle dinamiche familiari, che poi sono anche vere… Un altro lavoro è quello di Giancarlo Marcali, che si intitolata “Cronaca della rasatura”: qui viene fatto riferimento alle violenze sulle donne durante la Seconda Guerra Mondiale.

D. – Il tema è complesso, ha tanti aspetti e il progetto comprende tanti momenti diversi di riflessione e di sensibilizzazione per adulti e giovani…

R. – Assolutamente sì. Questo è un progetto culturale e sono già due anni che è in giro per l’Italia: è un progetto culturale perché noi crediamo assolutamente che il cambiamento passi attraverso una formazione culturale. Tant’è che a questo progetto si sono affiancati poi professionalità, che vanno dal criminologo fino al giornalista, al sociologo, alle consigliere di parità, a tutti i Centri antiviolenza. Con loro, nell’arco di questo periodo della mostra, si tengono anche dei convegni e delle tavole rotonde anche nelle scuole. Tutto questo progetto è accompagnato da un libro importante, in cui ci sono anche dei punti di vista, ad esempio, della direttrice del carcere di Ancona, Santa Lebboroni, che danno delle sfaccettature complesse e diverse sulla violenza.

D. – Il Museo Civico di Sansepolcro è l’ultima tappa del progetto “Privata”. Che cosa potete dire di aver raccolto, diciamo, dal vostro impegno in questi due anni?

R. – In questi due anni, abbiamo fatto un po’ il giro d’Italia. Sicuramente, il lavoro più importante, e anche più soddisfacente, è stato l’avvicinarsi dei ragazzi e devo dire anche delle famiglie delle vittime di violenze e di femminicidi. Proprio perché forse se ne parla poco, stiamo cercando di dar voce a chi tanta voce non ne ha. Perché poi, al di là della cronaca del momento, tutto va un po’ nel dimenticatoio. Continuare a tener viva una voce è sicuramente l’impegno più grande. Diciamo che gli stereotipi sono molto radicati ancora e si fa ancora un po’ di fatica a non liquidare il discorso in maniera superficiale. E’ molto più complicato chiedersi il perché e approfondire il discorso.

D. – Per concludere, una spiegazione sul titolo del progetto “Privata”...

R. – “Privata” ha una duplice sfaccettatura. Questo progetto nasce da un sentire molto forte e comune sulla violenza: la violenza non è un fatto propriamente privato, ma - allo stesso tempo - ci priva della nostra dignità e spesso anche della vita. Quindi, “Privata” ha questo duplice significato: il primo perché vogliamo che la violenza non rimanga un fatto privato e il secondo è che, ahimé, ci priva di qualcosa.








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