Sono stati ascoltati dalla Procura di Roma i due tecnici italiani liberati in Libia e sbarcati all’alba a Ciampino. Ancora in territorio libico invece le salme degli altri due lavoratori italiani. Intanto, il premier Renzi in una intervista televisiva chiarisce: la missione italiana in Libia non è all’ordine del giorno. Servizio di Giampiero Guadagni:
E’ il giorno dei sentimenti contrastanti, dopo otto mesi di sequestro. La gioia per
i due tecnici liberati, il dolore e la rabbia per gli altri due lavoratori invece
uccisi. Gigi Pollicardo e Filippo Calcagno, atterrati all’alba a Ciampino, sono stati
subito interrogati dai pm di Roma titolari dell’inchiesta che deve fare luce su quanto
accaduto in Libia, le modalità della loro liberazione e la dinamica che ha portato
alla morte degli altri due ostaggi: Salvatore Failla e Fausto Piano, i cui familiari
chiedono a gran voce il ritorno delle salme in Italia prima dell’autopsia, e piena
verità sui fatti. "Lo Stato italiano ha fallito": dice la moglie di Failla. Ai familiari
delle vittime il messaggio di cordoglio del capo dello Stato Mattarella, che ha espresso
anche il grande sollievo per il rientro in patria degli altri due ostaggi. Intanto,
il ministro degli Esteri di Tripoli fa sapere che il suo governo non accetterà mai
alcun intervento in Libia. E il premier italiano Renzi precisa: la missione italiana
non è all’ordine del giorno, la prima cosa da fare, dice, è che in Libia ci sia un
governo solido in grado di chiedere direttamente un eventuale intervento della comunità
internazionale. Perché, conclude il premier, non si devono ripetere gli errori del
passato.
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