2016-03-05 14:44:00

Yemen, suore uccise. Mons. Hinder: vera testimonianza di carità


Ancora nessuna certezza sul movente e i mandanti del brutale assalto di ieri nei pressi di Aden in Yemen, nella casa di assistenza gestita dalle Missionarie della Carità. Quattro le religiose assassinate insieme ad altre 12 persone e un salesiano rapito mentre pregava in cappella. C’è inoltre massimo riserbo per motivi di sicurezza sulla superiora, unica sopravvissuta alla strage. Al Qaida nega ogni responsbilità. Il servizio di Gabriella Ceraso:

Si chiama padre Tom Uzhunnalil il sacerdote salesiano indiano che viveva nella struttura e al momento dell’assalto era in cappella dove è stato rapito. Un suo confratello da Sana’a informa i Salesiani di tutto il mondo e li invita a pregare, mentre ancora non ci sono rivendicazioni, seppure circolino i nomi dell’estremismo islamico locale affiliato all’Is. Si chiamavano invece Anselm, Marguerite, Judit e Reginette le suore che dal Rwanda, dall’India e dal Kenya da anni su richiesta del governo accoglievano e curavano gli ultimi di Aden nella casa dove uomini armati e in uniforme le hanno cercate e uccise. Già nel "98 due di loro erano morte così, poi la distruzione della chiesa della Sacra Famiglia a Aden. Infine, la guerra civile che da oltre un anno, per mano dei ribelli Houthi, ha richiamato in Yemen, Iran e Arabia Saudita e ha reso il Paese un caos: 14 milioni di persone sono a rischio malnutrizione, seimila sono i civili morti. Sgomento per quanto accaduto c'è nel cuore del vicario apostolico dell’Arabia meridionale, mons. Paul Hinder, che più volte ha visitato la comunità di Aden e le suore. Sentiamo le sue parole:

R. – La prima reazione è chiara: si rivolta il cuore quando si vede gente capace di uccidere queste suore, e forse anche nel nome di Dio: come ha detto il Papa è un atto, diciamo, diabolico! Io le ho visitate parecchie volte e ho visto con quanta dedizione, con quanto amore si siano prese cura di queste persone. Veramente una testimonianza di carità e di vicinanza a tutti coloro che sono lasciati sulla strada. Tanta gente, anche in Yemen, è ferita veramente nel profondo, vedendo cosa capita. Perché è poi la povera gente che ne soffre.

D. – Queste suore sapevano che stavano rischiando la vita, stando lì e donandosi in tutto e per tutto?

R. – Sì. Questa è stata una loro decisione profonda. Loro mi hanno detto – sin dall’inizio, un anno fa – quando è cominciata la guerra: “Noi dobbiamo rimanere con il popolo, con i nostri poveri, qualunque cosa succeda”. Veramente un sacrificio di vita, veramente una positiva controtestimonianza rispetto all’atto che hanno fatto questi criminali.

D. – Sono state invitate proprio dal governo yemenita a fare quello che facevano?

R. – Ma tanti anni fa, prima a Aden e poi a Sana’a, a Hodeidah a Taiss: sono lì e sono rimaste anche nelle altre tre comunità. E lo stesso anche questo padre che non sappiamo dove sia. Anche lui è tornato sapendo che fosse rischioso, però con questo spirito missionario, dicendosi: “Io devo essere lì in questo momento”. Ha chiesto al suo provinciale: “Mi dai il permesso di tornare?”, perché riteneva fosse importante avere qualcuno che testimoniasse la vicinanza, anche in quanto prete. Ora possiamo soltanto pregare il Signore che ci torni, speriamo… Ma non sappiamo.

D. – Se le religiose erano state incaricate dal governo e la gente si è sempre resa conto del servizio che loro fanno, a chi dà fastidio la loro attività e perché questo?

R. – Io non vedo una ragione. Non so il perché, se non l’odio di qualcosa che è "radicale". Ma se qualcuno credere veramente in Dio non può fare una cosa simile!

D. – Come si fa a restare in un Paese difficile, quanto tutto intorno, come per esempio nello Yemen, c’è una grande confusione e una guerra che non si è mai fermata del tutto?

R. – Finora c’è stata una protezione, ma è chiaro che non è assoluta e tocca anche altri. Soprattutto ad Aden la situazione è diventata ormai molto critica. Non sappiamo proprio come potrà continuare.

D. – Il Papa ha scritto che prega che questa strage svegli le coscienze e guidi ad un cambiamento dei cuori. Qual è il suo di auspicio?

R. – Io non vedo un’altra cosa. Ma non si può mai chiudere la porta al nemico. Questo non vuol dire che li lasciamo fare ciò che vogliono… Ma anche io prego per la conversione di questa gente, che fa così male. Prima di tutto io prego per coloro che sono stati uccisi e per coloro che sono stati risparmiati e che vivono nella paura.








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