2016-03-05 09:23:00

Il commento di don Gianvito Sanfilippo al Vangelo della Domenica


Nella quarta Domenica di Quaresima, la liturgia ci propone il Vangelo in cui i farisei e gli scribi mormorano contro Gesù perché accoglie i pubblicani e i peccatori. Il Signore racconta allora la parabola del figlio prodigo che sperpera il patrimonio paterno in modo dissoluto. Il perdono del padre provoca lo sdegno del figlio maggiore. Il padre gli dice:

“Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”.

Su questo brano evangelico ascoltiamo una breve riflessione di don Gianvito Sanfilippo, presbitero della diocesi di Roma:

Peccatori e pubblicani sono attratti da Cristo, si avvicinano per ascoltarlo, i farisei e gli scribi invece si scandalizzano e mormorano, come il fratello maggiore della parabola condannano il peccato assieme al peccatore, preferiscono la giustizia piuttosto che aiutare chi è caduto. Ma il Padre non la pensa così, il suo amore, commuovendosi per la gioia del ritorno del figlio, rivela il volto della Misericordia, vero nome dell’amore divino; per lui il figlio vale più di ogni cosa, la sua dignità  supera di gran lunga ogni esigenza pur legittima di giustizia, il suo tornare in vita dalla perdizione è motivo irrefrenabile di festa e di letizia. Questa è la parabola che san Giovanni Paolo II ha scelto nella sua enciclica sulla misericordia su cui Papa Francesco ci invita a meditare in quest’anno giubilare. Cristo vuole fare di noi nuove creature, mediante la circoncisione del cuore, ovvero il desiderio di rompere con le opere morte che distruggono la comunione e umiliano l’uomo e ci offre la possibilità dell’umile confessione, vera fonte di allegria e pace. Entreremo così nella terra dove scorre latte e miele, varcando a piedi asciutti il fiume delle passioni, ci nutriremo dei suoi frutti squisiti di unità e perdono.








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