2016-03-04 06:56:00

Liberi Gino Pollicardo e Filippo Calcagno: presto in Italia dalla LIbia


Sono liberi i due ostaggi italiani in Libia, Gino Pollicardo di Monterosso (Spezia) e Filippo Calcagno di Piazza Armerina (Siracusa). A quanto si apprende da fonti di intelligence, sono nelle mani della 'polizia' locale e presto saranno trasferiti 'zona sicura' e presi in consegna da agenti italiani che li riporteranno in patria. La liberazione e' uno sviluppo dei tragici fatti dell'altro ieri che hanno portato all'uccisione degli altri due sequestrati a luglio scorso: Fausto Piano e Salvatore Failla. 

Ma per capire qualcosa di più della località di Sabrata, nel nord ovest della LIbia, dove è avvenuta la sparatoria che ha portato all'uccisione di due dei tecnici della ditta Bonatti di Parma, e per parlare delle dinamiche in atto attualmente in Libia, Fausta Speranza ha intervistato Pietro Batacchi, direttore dI R.i.d. Rivista Italiana Difesa: 

   

R. – La città dovrebbe essere stata ripresa dalle milizie locali che fanno capo alla cosiddetta coalizione “Alba libica”, che è la coalizione sostanzialmente islamista che sostiene il governo di Tripoli. Fino a poco tempo fa questa era stata una roccaforte dell’Is, in cui venivano addestrati i combattenti che poi andavano soprattutto in Tunisia: tanto è vero – come vi ricorderete – che c’è stato il raid degli F-15 americani la scorsa settimana che ha colpito proprio uno di questi campi di addestramento a Sabratha, episodio che ha poi dato il via all’azione da parte delle milizie di “Alba libica”.

D. – Non sappiamo molto dell’accaduto, ma quale prima considerazione fare?

R. – Che la Libia è un Paese fallito, è uno Stato fallito ed è ormai anche inutile parlare di un governo unitario libico destinato a governare il Paese e a chiamare eventualmente un intervento internazionale. Nella migliore delle ipotesi sarebbe soltanto il terzo governo libico… Ma in Libia non c’è un problema di governo in Libia: c’è un problema molto più complesso che abbraccia anche aspetti che riguardano la presenza di milizie, di tribù e di poteri locali di vario tipo e di varia natura, che di fatto non consentono di vedere oggi alla Libia sostanzialmente come ad un soggetto unitario.

D. – Direttore, colpisce che dopo alcune ore dalle prime notizie ancora nessuna delle autorità è riuscita ad avere accesso a questi cadaveri per un ufficiale riconoscimento…

R. – Di quale autorità stiamo parlando, se in Libia non esiste oggi uno Stato che sia degno di questo nome e se non esistono forze di sicurezza che siano degne di questo nome? A me fa impressione leggere sui giornali o sentire in televisione o alla radio parlare di forze di sicurezza libiche. In Libia oggi c’è un solo soggetto che è quello delle milizie, che è il soggetto che conta, che determina, che ha peso sul campo e che condiziona i destini del Paese. E noi come Italia, noi come Europa dobbiamo per forza di cose iniziare a porci in questa logica: di avere cioè a che fare con un – come dicevo prima – Paese fallito, governato e comandato da miliziani.

D. – Chi identifichiamo con milizie?

R. – Le milizie sono soggetti di vario tipo: si va da quello che viene chiamato l’Esercito nazionale libico di Khalifa Haftar, che non è né più né meno che una milizia; a milizie che rispondono alla Fratellanza musulmana”; a milizie che rispondono a tribù; a milizie che rispondono ad interessi locali precisi; a milizie che vengono pagate da compagnie petrolifere occidentali. Ce n’è per tutti i gusti, purtroppo per noi e purtroppo per il destino del Paese. 

  








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