2016-03-04 13:55:00

Il Papa presiede in San Pietro la celebrazione penitenziale


Questo pomeriggio, alle 17.00, Papa Francesco presiede nella Basilica Vaticana la celebrazione penitenziale per l'iniziativa "24 ore per il Signore", che si svolge in tutto il mondo per far riscoprire il Sacramento della Riconciliazione durante la Quaresima. Il Papa si confesserà e poi confesserà alcuni fedeli. In questa occasione, molte chiese resteranno aperte ininterrottamente per consentire le confessioni. Sulla nascita di questa celebrazione, che assume un significato particolare durante il Giubileo della misericordia, ascoltiamo, al microfono di Fabio Colagrande, don Luca Ferrari, consulente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione:

R. - È stato desiderio del Papa, che si era confrontato con mons. Fisichella, dar vita a questa idea di celebrare il venerdì prima della Domenica Laetare - la quarta domenica di Quaresima - un momento dedicato all’adorazione eucaristica e all’incontro con il Signore nella Riconciliazione. Questa proposta fin dall’inizio ha avuto un’accoglienza assolutamente insperata. Possiamo dire che oggi è una realtà mondiale. È difficile poter contare quante diocesi abbiano aderito, praticamente la grande maggioranza delle diocesi di tutto il mondo. Abbiamo ricevuto telefonate anche dall’Alaska, da tutti i luoghi più dispersi nei quali i sacerdoti, i vescovi, ma anche i semplici fedeli, hanno richiesto sussidi, strumenti per poterla celebrare adeguatamente.

D. - E concretamente, come si svolgono queste celebrazioni nelle 24 ore?

R. - Qui a Roma l’inizio sarà dato con la liturgia presieduta del Papa, nella quale lui stesso, già alla prima edizione, ha voluto confessarsi per primo come segno, come testimonianza forte. Dopo la Celebrazione della penitenza in San Pietro, dove saranno presenti più di 60 confessori, nella città di Roma il Pontificio Consiglio ha voluto che in tre luoghi in particolare, tre chiese, fosse disponibile un numero sufficiente di confessori per tutti i fedeli che vorranno accostarsi al sacramento. Oltre a questo – ed è forse il segno più evidente che si vuole lasciare - collaboreranno con i sacerdoti tanti laici che andranno per le strade ad invitare fedeli penitenti, ma anche persone semplicemente incontrate. E si tratta di persone che sono normalmente molto attratte, interessate e disponibili ad avviare un percorso di riconciliazione. Questo è stato il segno che abbiamo raccolto in questi anni: il coraggio, la semplicità, la fiducia nel proporre il sacramento della Riconciliazione ha raccolto veramente tante persone da molto lontano per ricominciare un cammino.

D. - Lei ha un’esperienza in questo campo - potremmo dire di sensibilizzazione - nei confronti del sacramento della Riconciliazione perché a lei fu affidato il compito di organizzare l’evento dedicato alla Confessione durante il grande Giubileo del 2000 che si svolse al Circo Massimo con una grandissima partecipazione di giovani …

R. - Fu da allora, appunto, che sono stato coinvolto, quasi risucchiato - in questi anni in particolare - dalle tante domande di sacerdoti, di giovani di tutte le parti di Italia che mi chiedono di organizzare incontri simili.  Perché allora proponemmo di vivere il sacramento della Riconciliazione come un evento ecclesiale e come un momento di festa, così come vogliono evidentemente il Concilio Vaticano II e il Magistero della Chiesa, ma secondo una modalità che non è sempre così evidente nella celebrazione abituale della Confessione dove prevale magari un senso di mestizia, di isolamento, di solitudine. A partire dal quell’evento che riscosse un’incredibile partecipazione, già Giovanni Paolo II raccolse la voce di tanti cardinali e vescovi che si erano espressi proprio partecipando da vicino a questo evento, per rilanciare, riproporre il sacramento della Riconciliazione con maggiore fiducia, creatività -  un’espressione molto singolare utilizzata per questo sacramento - e perseveranza. È in questo modo che nella sua lettera apostolica Novo millennio ineunte Giovanni Paolo II sigilla un po’ quell’esperienza. Da allora, di fatto, è stato richiesto un po’ dovunque di riproporre in questa modalità il sacramento della Riconciliazione, quindi coinvolgendo tutta la comunità che è destinataria e che è anche portatrice del dono della riconciliazione per tutti. Questo ancora oggi porta dei frutti molto significativi, pieni di fiducia e di speranza. I giovani che partecipano raccolgono molto di più di quello che hanno già nel cuore. Questo posso dirlo anch’io. L’altra sera per la prima volta in una diocesi è stata fatta questa esperienza: più di mille persone si sono accostate al sacramento con file interminabili. Anche i laici che hanno dato la loro disponibilità per il servizio, sono usciti pieni di commozione, proprio tra le lacrime per la gioia della riconciliazione a cui hanno aderito personalmente nel cammino dei fratelli.








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