2016-03-02 15:52:00

Tavolo Asilo: gli hotspot violano i diritti dei migranti


Fortemente voluti dall’Unione Europea per identificare più velocemente i migranti e assegnare con più precisione le richieste di asilo, a pochi mesi dalla loro entrata in funzione gli hotspot nel Mediterraneo fanno registrare “gravissime violazioni dei diritti fondamentali e respingimenti arbitrari”: è quanto denunciano numerose associazioni umanitarie, tra cui Il Consiglio Italiano per i Rifugiati, la Caritas Italiana, Medici senza Frontiere e la Comunità di Sant’Egidio, riunite nel Tavolo Nazionale Asilo. Stefano Pesce ha raggiunto al telefono Filippo Miraglia, responsabile nazionale per l’immigrazione dell’Arci, tra i firmatari del documento di denuncia “Hotspot luoghi di illegalità” presentato in questi giorni al Senato:

R. – Noi sosteniamo, insieme a tutte le altre organizzazioni del Tavolo Nazionale Asilo, che è un’idea ingiusta e illegittima. Perché, per determinare se una persona è un richiedente asilo o meno, esiste già una procedura che è legge in tutti i 28 Paesi europei. E questa legge dice che le persone devono essere informate sul loro diritto di chiedere asilo; e se manifestano la volontà di chiederlo, devono avere accesso alla procedura di asilo secondo quanto definito dalla legge. E a dire se queste persone sono rifugiate o meno, hanno diritto alla protezione o meno, possono essere solo le commissioni, secondo le leggi nazionali di ogni Paese. Gli hotspot, di fatto, hanno introdotto una procedura a monte illegittima: le persone vengono divise sulla base della loro nazionalità. Il poliziotto che vede per la prima volta la persona di origine straniera che sbarca da una nave decide - sulla base di un foglio notizie in lingua italiana che viene messo in mano e fatto firmare a queste persone e che spesso è lo stesso poliziotto a compilare - se quella persona può accedere alla procedura di asilo o no. C’è chiaramente una procedura illegittima che è stata messa in atto con gli hotspot. E questo viene fatto per rispondere all’esigenza della Commissione europea, e di altri governi, soprattutto nel Nord Europa, di definire da subito chi può essere accolto e chi invece deve essere respinto. Noi abbiamo denunciato anche che alcune categorie, per esempio i minori, sono incappati in questa divisione tra “buoni e cattivi”, a prescindere dal fatto che la legge non lo consenta perché sono minori per l’appunto.

D. – Quanti sono gli hotspot attualmente attivi in Italia e nel Mediterraneo?

R. – In Italia, gli hotspot attivi sono tre: Trapani, Lampedusa e Pozzallo. Noi però sappiamo che, anche dove non c’è formalmente l’hotspot, la divisione sulla base della nazionalità avviene lo stesso. In Grecia sappiamo che c’è un hotspot attivo in questo momento e abbiamo anche denunciato il fatto che queste persone respinte, per esempio a Lampedusa o a Pozzallo, vengono poi rilasciate per strada, e gli viene messo in mano un foglio di respingimento differito, in cui gli si chiede di lasciare il Paese entro sette giorni. Questa cosa ovviamente non avviene, perché non si capisce come queste persone possano lasciare l’Italia entro sette giorni. E quindi ciò produce un’ulteriore immagine negativa degli stranieri, tante persone che vivono per strada.

D. – Voi come Arci fate parte del Tavolo Nazionale Asilo insieme ad altre associazioni, come Caritas, Medici senza Frontiere e Acli. Qual è, secondo voi la soluzione?

R. – La soluzione è che questi hotspot devono essere chiusi. Non pensiamo che ci possa essere una procedura fuori dalla legge. Abbiamo chiesto al governo formalmente che si dia la possibilità alle organizzazioni indipendenti – quelle del Tavolo Asilo sono tutte disponibili a farlo – di essere presenti nei luoghi di sbarco delle persone per poter dare loro informazioni e orientamento in maniera indipendente, in modo che le persone possano poi essere avviate, se lo richiedono, alla procedura asilo, e sia la commissione, come prevede la legge, a scegliere per loro se sono titolari di protezione oppure se devono essere invece rimandati a casa perché non hanno diritto all’asilo. 








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