2016-03-01 13:28:00

Tiene la tregua in Siria. Mons Zenari: appello alla responsabilità


In Siria il presidente Assad tende una mano all'opposizione, promettendo l'amnistia per i ribelli che deporranno le armi. Una posizione che fa seguito all'accordo sul cessate il fuoco entrato in vigore sabato, che Assad promette di voler far funzionare. "I colloqui di pace dell'Onu - fa sapere l'inviato speciale delle Nazioni Unite Staffan De Mistura - riprenderanno il 9 marzo". Intanto l'Is continua a spargere sangue: giustiziati otto combattenti stranieri, perchè accusati di ammutinamento. I particolari da Paola Simonetti:

Allenta il pugno il presidente siriano Al Assad in favore dell'accordo sul cessate il fuoco entrato in vigore sabato scorso: se l'opposizione deporrà le armi, ha annunciato, sarà concessa l'amnistia ai ribelli. "Faremo la nostra parte in modo che funzioni la tregua" concordata tra Stati Uniti e Russia, proprio per questo- ha aggiunto Assad-, ci siamo astenuti da rappresaglie. Ma- ammonisce- occorre che dall'altra parte ci sia buona volontà. Una pace momentanea che il presidente siriano vede come un barlume di speranza per un ritorno alla vita civile". Nel frattempo il sedicente Stato Islamico continua a compiere stragi: giustiziati otto combattenti stranieri di origine origine olandese accusati diserzione e ammutinamento. Una violenza senza argini che rende fragilissima e complessa questa tregua, come sottolinea,  al microfono di Massimiliano Menichetti,  Mons. Mario Zenari nunzio apostolico a Damasco:

 

R. – Direi che in generale, a parte alcune violazioni, la tregua sembra tenere. Sappiamo tutti che è una tregua molto, molto fragile e complicata. Qualcuno dice che è una tregua “a macchia di leopardo”, perché non sono compresi l’Is e al-Nusra. Però c’è da sperare, da augurarsi, da pregare che tutti i firmatari di questa tregua siano coscienti e responsabili di questa fragilità e quindi abbiano una grande responsabilità, perché questa tregua - come ha anche accennato il Papa nel suo appello all’Angelus - deve rendere possibile la distribuzione degli aiuti umanitari soprattutto a quelle 450 mila persone che vivono in zone assediate e a quei cinque milioni  che vivono in zone di difficile accesso per gli aiuti umanitari. Se questa tregua si consolida dovrebbe portare al dialogo e al tavolo delle trattative.

Oltre 1.200 ribelli della provincia di Daraa hanno annunciato oggi l'intenzione di aderire al cessate il fuoco, punti caldi rimangono però Homs, Hama e Aleppo. Padre Ghassan Sahoui, direttore del Jrs di Aleppo, il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati:

R. - Ad Aleppo si attende da circa due mesi che torni l’acqua: l’acqua è quello che permette alla gente di vivere! E’ stata tagliata anche l’elettricità… Tutto questo fa sì che la nostra vita non sia facile. Al di là del cessate-il-fuoco qui continuano a mancarci tante cose… Ma non perdiamo le speranze!

In questo scenario le agenzie dell'Onu hanno annunciato un altro piano per soccorrere i civili intrappolati nelle zone sotto assedio. E il segretario di Stato americano John Kerry ha rivolto un appello al presidente siriano Bashar al-Assad esortandolo a non impedire la distribuzione degli aiuti.








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