2016-02-29 14:31:00

Pakistan, Coutts: passi positivi verso modifica legge blasfemia


A cinque anni dall’uccisione di Shahbaz Bhatti, primo ministro pakistano per le minoranze religiose, continua la difficile situazione dei cristiani in Pakistan. Vittime come Asia Bibi, imprigionata dal 2009, della legge sulla blasfemia, che prevede la pena di morte per chiunque sia sospettato di offendere Maometto. Tra conversioni forzate e difficoltà a manifestare la propria fede, i tre milioni di cristiani pakistani vedono in Shahbaz Bhatti un modello, come spiega mons. Joseph Coutts, arcivescovo di Karachi e presidente della Conferenza episcopale pakistana, in questi giorni in Italia ospite di “Aiuto alla Chiesa che soffre”, al microfono di Michele Raviart:

R. – Shahbaz Bhatti per noi non era soltanto un ministro, ma era un cristiano, cattolico, un uomo buono, onesto che cercava di fare qualcosa per creare rapporti tra i musulmani e i non-musulmani e una società multireligiosa. Lui lottava contro questa legge anti-blasfemia, che crea molti problemi non solo ai non-musulmani, ma anche ai musulmani. I fanatici hanno interpretato questa legge anche contro l’islam. Per noi, il fatto che sia stato ucciso è una grande tragedia. Lui non aveva fatto nulla contro le leggi del Pakistan, non aveva fatto nulla contro il governo e per noi è un modello. Aveva una visione del Pakistan nel quale potessero esserci pace e armonia nella società. Tocca a noi, adesso, continuare nello stesso modo, in pace.

D. – Che eredità lascia Shahbaz Bhatti alla comunità cristiana?

R. – Shahbaz Bhatti era un ministro e come tale per lui sarebbe stato facile uscire, scappare. Anche i suoi amici gli hanno detto: “E’ meglio andare via per sei mesi, un anno …”. E lui ha detto: “No. Io sono cristiano. Non ho detto niente di male. Vorrei solo creare una situazione migliore per tutti”.

D. – C’è bisogno, quindi, secondo lei, di ristabilire un Ministero per le minoranze religiose, in Pakistan?

R. – Adesso, ogni provincia ha il suo ministro per le minoranze religiose. Io sono nella provincia di Sindh – Karachi è la capitale della provincia di Sindh - e qui ci sono più indù che cristiani. Il ministro è un indù. E’ importante per noi avere rapporti buoni con tutte le altre religioni, non essere solo noi a lottare parlando solo dei cristiani: questo è importante. Il governo federale, centrale adesso ha incominciato a dialogare. Prima non abbiamo sentito questa parola, dal governo; sono state avviate molte iniziative per promuovere il dialogo e questa è una cosa positiva. Adesso, noi dobbiamo fare pressione insieme con gli altri, anche con i musulmani moderati e illuminati. Per esempio, la nostra Commissione per i diritti umani del Pakistan: sono uomini buonissimi, molto aperti. Parlano di diritti, non di religioni.

D. – A che punto è la lotta contro la legge sulla blasfemia?

R. – Non è stata ancora cancellata, neanche modificata. Ma ci sono alcuni passi positivi: quando la nostra Corte Suprema ha detto, due-tre mesi fa, a novembre, che criticare la legge non è un’offesa, mentre prima per i fanatici anche parlare contro questa legge anti-blasfemia era un grande peccato. Ci sono anche tanti giudici e anche tanti musulmani che adesso capiscono che questa legge, che nasce per proteggere l’onore del "Profeta", è usata in senso negativo e che dobbiamo fare qualcosa. Questo ora è chiaro anche al governo anche a tanti musulmani.

D. – E’ stata aperta una nuova chiesa, quindi c’è più solidarietà da parte delle istituzioni ufficiali?

R. – Noi le chiese le costruiamo, molte anche: negli ultimi quattro anni, a Karachi, abbiamo già avviato la costruzione di quattro-cinque nuove chiese, piccole, nei quartieri nei quali abitano i cristiani. Ma la cosa buona e nuova è stata che il capo militare è venuto all’inaugurazione di questa nuova chiesa: una cosa bella.

D. – Qual è la situazione dei cristiani in Pakistan, davanti all’estremismo?

R. – Noi rappresentiamo il 2 per cento della popolazione; le azioni degli islamisti non sono rivolte direttamente contro i cristiani, ma vogliono fare del Pakistan uno Stato islamico, con le leggi islamiche secondo la Sharìa.








All the contents on this site are copyrighted ©.