2016-02-27 11:00:00

Il commento di don Gianvito Sanfilippo al Vangelo della Domenica


Nella terza Domenica di Quaresima, la liturgia ci propone il Vangelo in cui Gesù, prendendo spunto dalla notizia della morte violenta di alcuni uomini, invita ad affrettare la conversione. Racconta, quindi, la parabola del fico che non dà frutti. Il padrone vuole tagliarlo, ma il vignaiolo dice:

“Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”.

Su questo brano evangelico ascoltiamo una breve riflessione di don Gianvito Sanfilippo, presbitero della diocesi di Roma:

Il Signore ha pietà di noi oppressi dalla solitudine dell’egoismo e dalla paura, dalle concupiscenze insaziabili, e ci guida con la Chiesa, attraverso il deserto della penitenza orante, al dono della Pasqua: la libertà di amare. Le insidie nel viaggio non mancano: trascinarsi in una Quaresima “religiosa”, ma con poca fede, che persegue la propria e non la Sua Volontà, dove il bene e il male poco a poco si confondono per l’idolatria che paralizza ogni desiderio di vita nuova. Da qui il monito appassionato di “Colui che è”, a non vivere nel popolo di Dio superficialmente, con sacrifici e digiuni, ma senza conversione, senza togliere da sé l’oppressione, il puntare il dito, il parlare empio, come pure l’avarizia e l’indifferenza al prossimo. Alla caduta c’è rimedio, all’amore per l’iniquità no, per i peccatori la misericordia divina è sempre pronta a ridonare la vita, l’eredità dei corrotti invece è un cuore indurito da un cinismo insensibile che non si avvede dell’approssimarsi della fine. Dio non è un ispettore rigoroso pronto a punire le inadempienze come taluni credono, già basta il peccato a punirci col suo salario di sofferenza e di morte. Al contrario in questo tempo favorevole Cristo stesso si prende cura di noi, zappa la nostra terra con qualche umiliazione, ma subito la concima con la grazia del perdono e l’irriga con la sua Parola di salvezza. La Carità sarà il frutto maturo, l’amore che tutto scusa e tutto spera sarà riversato nei nostri cuori abbondantemente nella Pasqua che ci attende.








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