2016-02-27 08:55:00

Elezioni Irlanda: esito incerto, il rischio è ingovernabilità


Giornata di voto ieri in Irlanda per le elezioni politiche. Lo spettro dell’ingovernabilità aleggia su questa tornata elettorale, visto che difficilmente il Fine Gael del premier Enda Kenny - dato intorno al 30% - e i laburisti, riuniti in una coalizione di governo riusciranno a riconquistare la maggioranza dei seggi. Formare una coalizione con il partito di opposizione Fianna Fail, sembra quindi l’ipotesi più praticabile. I seggi hanno chiuso i battenti alle 22 locali, oggi lo scrutinio dei voti. Per un commento sulla situazione politica e sulle maggiori sfide che aspettano il nuovo governo, Marco Guerra ha intervistato Concetto La Malfa giornalista italiano residente in Irlanda, editore di italvideonewstv.net:

R. – C’è un elettorato abbastanza disorientato in queste elezioni, perché molta gente che aveva votato il Fine Gael, che è stato al governo con i laburisti, è ora alquanto delusa, perché non ha fatto quello che aveva promesso. Per cui è probabile che ci sarà una perdita da parte del Fine Gael, da parte dell’associato Partito Laburista; però le perdite di questi due partiti non andranno probabilmente al Fianna Fáil, che è stato il partito al governo durante il periodo del crash. Per cui ci sarà una dispersione di voti, che andranno ai piccoli partiti che si sono fatti avanti, soprattutto ai partiti più piccoli tipo Sinn Fein, il partito nazionalista, e altri partiti tipo Social Democrats, i Verdi, il Partito contro l’austerità e altri piccoli partiti. Quindi l’ingovernabilità è possibile, però è probabile anche che ci sia un governo di coalizione fra Fianna Fail e i laburisti. Questo è quello che si sente. Però, forse, le cifre non lo permetteranno…

D. – Ma quali sono stati i temi in agenda della campagna elettorale e le sfide che attendono il futuro dell’Irlanda?

R. – I senzatetto; la povertà, che è sempre in crescita; la situazione della sanità, che è un po’ in una situazione critica: questi sono i temi principali. La posizione un po’ strana è quella del Fine Gael, appunto, che ha promesso di eliminare la Universal Social Charge (Usc), che praticamente è una tassa introdotta da qualche anno. Tutti gli altri partiti si chiedono come farà mai, senza queste entrate per lo Stato, a curare certi problemi. Rimane sempre un problema di fondo: tutte le politiche vengono orientate a dar più soldi in tasca soprattutto ai meno abbienti e il costo della vita in Irlanda continua a crescere: il costo dell’elettricità, il costo del gas, il costo dell’assicurazione delle macchine, il costo del bollo delle macchine, il costo delle assicurazioni private per la sanità… Un altro problema di fondo è quello relativo agli affitti, perché non c’è assolutamente alcun controllo proprio per quanto riguarda gli affitti, che data la penuria di locali a disposizione sono alle stelle; così come sono alle stelle i costi delle case.

D. – Che Paese è oggi l’Irlanda? Siamo lontani dagli anni della "Tigre Celtica", in cui l’economia cresceva a ritmi elevati…

R. – Durante la Celtic Tiger  - la "Tigre Celtica" - c’è stato il vero boom economico, in cui – bene o male – quasi tutti avevano avuto il loro guadagno. Adesso, invece, se c’è piccola ripresa, questa ripresa non si trasmette nelle classi meno abbienti: questo è il problema…

D. – Le dinamiche continentali hanno un peso su questo voto: il vento antieuropeista spira anche in Irlanda?

R. – Per induzione, più che altro… Per induzione rispetto alla situazione che sta avendo luogo nel Regno Unito, con la proposta del referendum se rimanere o uscire dall’Ue. Tutti sanno che quello che succederà in Inghilterra - positivo o negativo che sia - si rifletterà automaticamente anche sull’Irlanda, perché l’Irlanda e l’Inghilterra sono sempre state legate da rapporti commerciali abbastanza sostanziali.








All the contents on this site are copyrighted ©.