2016-02-25 12:38:00

Tagle: imparare la misericordia al di là dei confini della Chiesa


Giubileo, dialogo interreligioso, impegno per i poveri e l’ambiente. Sono i temi forti che il cardinale Luis Antonio Tagle ha affrontato alla Gregoriana, durante la presentazione del volume “Religion and Politics”, frutto della scuola Sinderesi, promossa dall’ateneo pontificio. All’evento c’era Alessandro Gisotti che, in questo servizio, riassume i passaggi fondamentali dell’intervento del presidente della Caritas Internationalis:

“L’evangelizzazione in Asia e non solo deve avere la forma del dialogo soprattutto con le culture e le religioni”. Esordisce così il cardinale Tagle dialogando con i ragazzi della scuola Sinderesi dell’università Gregoriana.

Non studiare le religioni in astratto, creare amicizia
Invita i giovani, in particolare, a fare esperienza in luoghi lontani dai propri, dove si può sperimentare il proprio essere minoranza:

“Make the religion and the culture of somebody…
Rendere concreta la religione e la cultura dell'altro, creando amicizia; non studiare le culture solo dai libri o in astratto. Le culture, le religioni, sono incarnate nelle persone, quindi arriviamo a conoscere le persone: parliamo con loro, litighiamo con loro, piangiamo con loro, ridiamo con loro. Allora saremo capaci di entrare in quel mondo e in quella cultura”. 

E’ importante, prosegue, “l’intelligenza culturale”. Bisogna chiedersi, riprende il porporato, come la cultura influisce sul proprio modo di pensare e di qui provare a comprendere la cultura e la religione di un’altra persona, come incida sul proprio modo di pensare:

“We both search…
Tutti e due cerchiamo dove convergiamo, dove ci differenziamo. Ma la differenza ora non è nemica: è una differenza con il rispetto, anche con una capacità di imparare l’uno dall’altro. Il mio consiglio è che i giovani comincino a crescere e a sviluppare un’intelligenza culturale”.

Anche le altre religioni possono insegnarci la misericordia
Il cardinale Tagle ha quindi affrontato il tema del Giubileo. La chiamata alla misericordia, sottolinea, va oltre i confini della Chiesa cattolica come chiede Papa Francesco. Questo, però, deve avvenire a livelli differenti. La Chiesa, riprende, è chiamata a testimoniare la misericordia non solo ai suoi membri, ma anche all’esterno:

“That is a sign of mercy…
Quello è un segno di misericordia: vedere un fratello, vedere una sorella, vedere un vicino, specialmente quelli che soffrono, gli abbandonati. Se si guarda al mondo, non solo in Asia: ovunque ci sia ingiustizia, c’è una assenza di misericordia. Le vittime dell’ingiustizia non hanno misericordia o sono vittime di azioni prive di misericordia. Quindi, durante l’Anno della Misericordia, guardiamo a tutti loro, alle vittime, ed estendiamo a loro la misericordia, perché vediamo un fratello, un vicino, una sorella”.

Un secondo livello, soggiunge l’arcivescovo di Manila, e questo si vede bene in Asia, dobbiamo cercare le fonti di misericordia presenti nelle religioni. Qualcosa che i vescovi asiatici, rammenta, hanno già iniziato a fare. Parla così dell’esempio dei monaci buddisti che condividono il cibo con gli affamati delle loro comunità. Vanno mendicando cibo non per sé ma per gli altri. Bisogna allora imparare da questa testimonianza di misericordia: il meglio viene dato a chi ha bisogno:

“This type of learning mercy…
Questo imparare la misericordia al di là dei confini della Chiesa cattolica è acquisito in Asia più precisamente nelle famiglie, nelle famiglie interreligiose. Mariti e mogli di tradizioni religiose differenti imparano ad essere misericordiosi l’uno con l’altro ogni giorno, ogni giorno. La famiglia diventa scuola di misericordia, specialmente nelle famiglie interreligiose”.

Riguardo al ruolo delle religioni nel mondo globalizzato, il presidente di Caritas Internationalis avverte poi che di fronte ai fondamentalismi irrazionali, gli uomini di fede devono mostrare il contrario: provare che le religioni possano fare il bene, mostrare che le religioni lavorando assieme possano promuovere lo sviluppo umano.

Uomini di fede trovino terreno comune nell’aiuto ai sofferenti
Ancora, ammonisce che non bisogna permettere che la religione sia usata come mezzo di distruzione. E qui, il cardinale Tagle fa riferimento all’impegno comune delle religioni in particolare rispetto a chi soffre, e oggi soprattutto rifugiati e migranti:

“A few months ago…
Qualche mese fa con la Caritas abbiamo visitato il campo per rifugiati di Idomeni, in Grecia. C’era un ragazzo siriano, era solo, e quando gli abbiamo dato del cibo, nel suo inglese, mi ha chiesto: 'Sei un musulmano?'. Ho sorriso ed ho risposto: 'No'. Mentre si allontanava, i suoi occhi erano fissi sui miei. Sono passati almeno due anni da quell’incontro di occhi ed io gli auguro tutto il bene, ogni notte prego per lui. Non conosco il suo nome, ma lui ha ricevuto pane da un non musulmano e per quel breve momento c’è stata una connessione, una connessione tra due persone legate dalla sofferenza”. 

Da ultimo, il cardinale filippino ha indicato il cambiamento climatico come terreno comune. La Federazione degli episcopati asiatici, evidenzia, ha già pubblicato due documenti su questo con un approccio e un contenuto interreligioso. Su questo, il cardinale Tagle ne è convinto, le persone di fede devono lavorare assieme:

“So it’s not just…
Quindi non riguarda solo gli scienziati, i tecnocrati, ma anche i gruppi religiosi, che potrebbero mettersi insieme per una causa comune. Lasciatemi aggiungere di non dimenticare le religioni tradizionali indigene, non solo le grandi religioni. Anche loro sono importanti nel rispondere nella ricerca della giustizia, della pace e dell’integrità climatica”.








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