2016-02-24 14:25:00

Alzheimer, 600 mila malati in Italia: famiglie sempre più sole


Sono 600 mila i malati di Alzheimer in Italia, il 22 per cento della popolazione, ogni 10 minuti circa viene diagnosticato un nuovo caso. Tutto ciò ha un costo diretto per l’assistenza di oltre 11 miliardi di euro, che ricade per oltre il 70 per cento sulle loro famiglie. A fare il punto sull’impatto economico e sociale di questa malattia, fortemente invalidante, è una ricerca del Censis condotta in collaborazione con l’Aima-Associazione italiana malattia Alzheimer. Stamane la presentazione alla stampa. Il servizio di Roberta Gisotti:

“E’ un Paese l’Italia - ammonisce il presidente del Censis Giuseppe De Rita - che invecchia male, rintanato nel passato, che guarda indietro e non avanti, come dimostra anche questa ricerca sull’Alzheimer! Abbiamo oggi un’assistenza che fa perno su modelli familiari e sociali del passato che non reggeranno per molto ancora”. I dati parlano chiaro, in calo negli ultimi 10 anni i pazienti che accedono ai farmaci specifici (da 59,9% a 56,1%), ai centri diurni (da 24,9% a 12,5%), ai ricoveri in ospedale e in altri centri (da 20,9% a 16,6%). Scende pure l’assistenza domiciliare (dal 18,5% all’11,2%). Sale invece al 38% il ricorso privato alle badanti. La frase ricorrente delle famiglie è “alla fine ci siamo ritrovati soli!”, conferma Ketty Vaccaro, responsabile dell’Area salute e welfare del Censis, curatrice della ricerca:

R. - Questa è assolutamente l’immagine che la ricerca restituisce. Sostanzialmente queste famiglie sono sempre più sole a gestire l’assistenza, potendo contare di fatto solo su una figura che è quella della badante che però si è poco evoluta sotto il profilo delle attività che riesce a garantire e della professionalità. Senza contare che pesa sempre di più sulle disponibilità economiche degli stessi familiari. Quindi c’è una delega familiare fortissima che rappresenta un peso forse ormai eccessivo per queste famiglie.

D. - Una ricerca quindi che illumina uno spaccato di emergenza …

R. - Noi vorremmo che questa consapevolezza culturale, che ormai c’è sulla malattia, si traducesse in un’attività sotto il profilo dell’allestimento, dell’organizzazione dei servizi affinché migliorino e si diffondano in modo più uniforme sul territorio nazionale le risposte che le famiglie che hanno un problema di Alzheimer stanno ormai aspettando da tempo.

Se un peso eccessivo grava sui caregiver, ovvero chi si prende cura dei malati, è più un problema economico o di gestione organizzativa? Gabriella Bottini, neuropsicologa, ordinario nel Dipartimento di Scienze del sistema nervoso e del comportamento dell’Università di Pavia:

R. – Le due cose non sono disgiungibili in realtà. L’isolamento è un sintomo del caregiver che si rispecchia nella vita sociale, quindi nel lavoro. Si sa che queste figure, nella stragrande maggioranza dei casi, sono i familiari. Il 18% dei pazienti in Italia vive da solo con un badante e tra i familiari sono soprattutto le donne ad abbandonare progressivamente il lavoro. Ma il problema organizzativo è un problema anche di carattere economico, perché la malattia è complessa, epidemiologicamente rilevante in modo ‘agghiacciante’; siamo infatti il Paese più longevo di tutta l’Europa e di converso la demenza costituisce – ahimè – una nostra accompagnatrice. Ed oggi ci troviamo in una situazione di spending review, di risparmi, che riguarda tutte le regioni italiane per cui inevitabilmente bisogna sopperire economicamente spesso ricorrendo al privato. Ecco che l’organizzazione e l’assistenza domiciliare sono anche un problema di carattere economico.








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