2016-02-22 13:47:00

India: morti e feriti per rivolta dei Jat esclusi da diritti di casta


Oltre 10 morti e 150 feriti, questo il bilancio di otto giorni di rivolte e proteste nel nord dell’India, nello Stato dell’Haryana alle porte di New Delhi, dove la comunità dei Jat, appartenente a una casta rurale da sempre esclusa dai privilegi lavorativi che assegnano posti nella pubblica amministrazione, ha assaltato negozi, uffici, scuole e l’acquedotto principale causando una crisi idrica nella capitale indiana da 20 milioni di abitanti. Dopo un primo intervento militare, il governo indiano ha accolto le richieste dei dimostranti, promettendo nella prossima sessione parlamentare, di varare una legge per l’inclusione dei Jat nelle quote riservate alle classi arretrate. Il sistema delle caste, seppur ufficialmente abolito negli anni ’50, influenza ancora in modo importante il sistema economico e sociale dell’India, causando spesso frizioni e intolleranze tra le classi più povere del Paese. Una tradizione dura da eliminare come ci spiega Maurizio Salvi corrispondente per l’Ansa da New Delhi, raggiunto al telefono dal nostro Stefano Pesce

R. – Una consistente comunità chiamata “Jat”, che affonda le sue origini nel Medio Evo ed è praticamente diffusa su tutto il Nord dell’India e in una regione del Pakistan, ha deciso di rivendicare una maggiore visibilità per i componenti del loro gruppi; hanno attaccato scuole, edifici, pompe di benzina, stazioni, hanno bloccato strade, ferrovie, hanno anche bloccato la principale fonte di approvvigionamento dell’acqua di New Delhi che, come si sa, è una delle più grandi metropoli del mondo.

D. – A oggi il bilancio è di 10 morti e 150 feriti, giusto?

R. – Sì … la forte pressione e le violenze esercitate hanno convinto il governo centrale ad accettare la principale rivendicazione di questa comunità “Jat”, quella di essere inserita nella classificazione delle caste indiane che si chiamano “altre caste sfavorite”, cioè che non sono le caste più basse, che però hanno delle quote di privilegi negli uffici pubblici, nelle scuole …

D. – Il sistema delle caste, in India, è ancora oggi fondamentale per l’ordine sociale; ma come funziona?

R. – Una legge del 1950 aveva abolito ufficialmente le caste in India; diciamo che il sistema delle caste che poi in realtà è ancora pienamente vigente, è diventato più un fenomeno sociologico-amministrativo che non giuridico-politico, nel senso che le caste esistono di fatto; l’appartenenza a questo tipo di organizzazione permette o non permette a un cittadino indiano di aspirare ad essere qualcosa più in alto o più in basso nella scala sociale. Uno nasce in una casta e in quella casta resta per tutta la vita.

D. – Il sistema “informale” delle caste – se così possiamo definirlo – influenza anche le nuove generazioni, in India?

R. – Sì. Anche se i giovani tendono a sentirsi molto più slegati; però è vero che, per esempio, al momento del matrimonio tra due giovani, l’importanza di appartenere a una casta o a un’altra fa la differenza, e spesso ancora in India sono le famiglie che stabiliscono le condizioni e che scelgono i partner tra loro. La possibilità che un giovane faccia una vita totalmente autonoma dal punto di vista affettivo – per esempio – è ancora abbastanza limitata. Però è anche vero che ormai, grazie anche al fatto che le caste permettono alle fasce più basse della popolazione di accedere a livelli più alti di studio, rappresentano un meccanismo che con il tempo le fa un po’ implodere, perché a un certo punto se un “dalit”, cioè un intoccabile, riesce a laurearsi all’università – c’è il caso anche del West Bengala dove c’è una governatrice dello Stato che è una dalit – ecco, quando succedono queste cose evidentemente le caste perdono di forza. Però, nel complesso ancora anche i giovani devono essere sensibili, per ragioni familiari, a questa divisione in caste.








All the contents on this site are copyrighted ©.