2016-02-22 18:20:00

Imam al-Azhar, Samir: invito incoraggia lotta al terrore


Un invito opportuno

“L’idea di invitare in Vaticano il Grand Imam di al-Azhar è stata una scelta molto buona, fatta nel momento giusto”. Padre Samir Khalil Samir, gesuita egiziano, docente di islamologia a Beirut e al Pontificio Istituto Orientale di Roma, commenta la recente visita di una delegazione vaticana al Cairo, presso l’università di al-Azhar, per invitare il Grand Imam, dr. Ahmad Al-Tayyib. Della visita al Cairo ha parlato anche Papa Francesco, durante la conferenza stampa sul volo di rientro dal Messico, affermando che è suo desiderio incontrare l’Imam e che sa come anche lo stesso Rettore di al-Azhar vorrebbe l’incontro.

Riprendere il dialogo

“Durante il pontificato di Benedetto XVI – spiega Samir - i rapporti erano delicati, visto che il conflitto era nato quando erano state prese a pretesto alcune sue parole, che in realtà non erano rivolte contro nessuno, ma difendevano la libertà religiosa. L’invito è un modo per riprendere il dialogo con l’islam sunnita, perché al-Azhar, com’è noto, è l’ateneo che forma il più gran numero di imam sunniti, migliaia all’anno, ed è l’università musulmana più famosa, esistendo da più di mille anni”.

La crisi del mondo musulmano

“Quello del Vaticano – spiega l’islamologo - è un passo per riprendere il contatto con uno dei maggiori centri di formazione intellettuale dell’islam, e quindi per affrontare uno dei temi chiave della crisi del mondo musulmano. Il fatto che il Papa abbia inviato presso l’istituzione sunnita, il Nunzio apostolico in Egitto, mons. Musarò, e il segretario del dicastero per il dialogo interreligioso, il vescovo Ayuso Guixot, ha una grande importanza simbolica e mi auguro che il rettore di al-Azhar venga in Vaticano per incontrare il Papa e riprendere un dialogo già avviato che era stato interrotto cinque anni fa”.

Sostenere l'islam per combattere Daesh

“Il mondo islamico – spiega ancora Samir - sta vivendo oggi forse la più forte crisi mai vissuta negli ultimi decenni. Un vero e proprio ‘scontro interno’, provocato dall’ideologia propagata dal sedicente stato islamico, Is o Daesh. Un’ideologia – quella dell’Is – inaudita, inaccettabile e che fa torto allo stesso mondo islamico”. “Il pretesto di ricreare i califfati è senza alcuna giustificazione e non si capisce perché chiami in causa l’Occidente”, aggiunge Samir. “Proprio per questo è molto utile oggi sostenere il mondo musulmano. Non serve combatterlo, ma piuttosto serve stargli vicino e offrirgli la propria esperienza, visto che nella Chiesa cattolica abbiamo sperimentato problemi simili”.

Il nodo dell'interpretazione del Corano

“La questione di fondo, oggi nel pensiero islamico, - spiega Samir - è infatti quella dell’interpretazione del Corano. L’interpretazione letterale, soprattutto dei passi che riguardano la violenza, è oggi impossibile. E così è impossibile l’applicazione di questi principi predicata dall’Is o Daesh. Ora, l’università di al-Azhar si oppone completamente, al cento per cento, a questa interpretazione letterale del Corano, ma è anche vero che i terroristi dell’Is si appoggiano a interpretazioni, corsi e testi di imam sunniti che non la condannano apertamente. Dialogando con i musulmani mi sforzo sempre di ricordargli che già nel medioevo l’islam aveva risolto questa disputa, giungendo alla conclusione che il testo deve essere interpretato, ed è solo da un secolo che predomina la tendenza ad applicarlo letteralmente. Il mutamento è avvenuto sotto l’influsso delle correnti fondamentaliste, come il  ‘wahhabismo’, una dottrina proveniente dall’Arabia Saudita e dal Qatar, che sono le provincie più ricche del mondo islamico e dunque in grado di diffondere, imporre, dappertutto la loro ideologia, più che teologia. Per questo penso che sia essenziale mantenere l’amicizia con al-Azhar per aiutarlo e incoraggiarlo a contrastare queste tendenze”.

La lezione di Ratisbona

Andando in questa direzione, il terrorismo sarà visto solo come terrorismo, senza alcun legame con l’islam autentico”, conclude padre Samir. “Reinterpretare il Corano è oggi la via della salvezza. Noi, come cristiani, possiamo incoraggiare questo processo, mostrando come anche nella nostra tradizione sia stata superata l’interpretazione letterale della Bibbia”. “Non è un atto di cui vergognarsi, non è un segno di infedeltà a Dio, ma è solo un modo per usare la ragione. Il punto chiave è proprio far convivere ‘fede e ragione’, proprio ciò che spiegò Benedetto XVI nel suo famoso discorso di Ratisbona che fu mal interpretato. E’ quello il vero passo avanti per uscire dalla crisi dell’islam”.  








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