Meryl Streep premia, con l'Orso d'Oro del 66.mo Festival di Berlino, il film dell'italiano Gianfranco Rosi “Fuocoammare”, il documentario che racconta l'isola di Lampedusa, tra quotidianità e tragedie del mare. Vincitore anche del Premio della giuria ecumenica e di quello di Amnesty International. “Fuocoammare” è stato venduto in tutto il mondo. Il servizio da Berlino di Miriam Mauti:
A quattro anni dalla vittoria dei fratelli Taviani, l'Italia torna a vincere il Festival di Berlino che, in questa 66.ma edizione, ha dimostrato l'attenzione alla cronaca e alle grandi questioni legate ai profughi, ai migranti, ai rifugiati. Ecco, dunque, l'Orso d'Oro a “Fuocoammare”, straordinario ritratto dell'isola di Lampedusa, firmato da Gianfranco Rosi, che con emozione ha commentato così il significato di questo Premio, poco dopo la cerimonia, nella quale a consegnargli l’Orso è stata Meryl Streep:
“Il mio film è politico a prescindere, non ci sono dei messaggi politici specifici. Però qui a Berlino è diventato quasi simbolico... E’ quindi importante che un film del genere abbia avuto, soprattutto da parte del pubblico, una grandissima adesione. E poi un presidente di giuria come Meril Streep… E’ stato veramente commovente quando mi ha guardato negli occhi e mi ha detto che la giuria non ha mai avuto alcun dubbio, dal primo momento fino all’ultimo, dopo aver visto tutti i film: è stato sempre il loro Orso d’Oro. Questo è stato bellissimo!”.
A Rosi anche il Premio della giuria ecumenica e quello di Amnesty International. Nel palmares della giuria, mai cosi condivisibile ed equilibrato, anche i premi agli attori Tryne Dyrholm e Majid Mastoura; Orso alla regia di Mia Hansen Love; Premio Bauer all'esperienza visiva di Lav Diaz, con un film di oltre 8 ore; e Gran premio della giuria a “Morte a Sarajevo” di Danis Tanovic.
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