2016-02-18 13:43:00

Obama prepara il primo viaggio di un presidente a Cuba dopo 80 anni


E’ atteso per le prossime ore l’annuncio ufficiale del viaggio del Presidente americano Barack Obama a Cuba, il primo da oltre 80 anni. La visita si svolgerà entro la fine di marzo e arriva dopo il disgelo tra Stati Uniti e l’isola caraibica, che hanno riallacciato i rapporti diplomatici lo scorso anno, anche con la mediazione di Papa Francesco. Imminente la riapertura dei voli commerciali tra i due Paesi, così come  l’installazione di una fabbrica americana di trattori in territorio cubano. Sul tavolo anche il futuro della base di Guantanamo e dell’emgarg.  Immediata la reazione dei due candidati repubblicani di origine cubana. Per Ted Cruz, che si è detto  “rattristato, ma non sorpreso”, il viaggio è un errore, mentre per Marco Rubio “la visita di Obama è assurda” fino a quando Cuba non sarà “libera”. Sul significato di questo storico viaggio Michele Raviart ha intervistato Andrea Margelletti, presidente del Centro Studi Internazionali:

R. – Celebra un successo straordinario della diplomazia internazionale, in cui anche la Santa Sede è stata determinante. E vuol dire che gli Stati Uniti sono il partner dei Caraibi e questo, in un mondo che cambia, ha una sua notevole importanza.

D. – A livello interno che equilibri sposta questo viaggio?

R. – E’ motivo di plauso per alcuni e di odio per altri, che vedono ancora Cuba come il nemico dei pericolosi “barbudos castristi”. E in un momento di scontro elettorale, le parole lasciano un po’ il tempo che trovano.

D. – Per Cuba, invece, che cosa cambia? Abbiamo visto che verranno riaperti i voli tra Stati Uniti e, appunto, L’Avana; verrà per la prima volta instaurata una fabbrica, in senso capitalista…

R. – Cambia tutto! Arriveranno fiumi di denaro, con quello che ciò significa nel bene e nel male… In breve tempo la revolucion diventerà un pallido ricordo e un dato di fatto. Bisogna anche considerare che i tempi cambiano e bisogna avere, quindi, il coraggio di sotterrare l’ascia di guerra.

D. – In tutto questo, qual è stato il ruolo che Papa Francesco ha avuto nel riavvicinamento fra Stati Uniti e Cuba?

R. – Il Santo Padre ha avuto un ruolo determinante: ha avuto “il” ruolo! Un uomo incredibile, con una capacità di leggere le tematiche. Il suo buon senso ha decisamente avvicinato le parti.

D. – In questo senso l’incontro che ha avuto Papa Francesco con il Patriarca Kirill, che significato ha per Cuba, per i rapporti poi anche storici che Cuba ha avuto con la Russia?

R. – Direi molto importante! E’ un continuo e lento avvicinamento che si fa – diciamo – nelle migliori tradizioni della diplomazia intelligente, giocando di sponda. L’allontanamento politico di Cuba dalla Russia è un fatto fisiologico da quanto non c’è più l’Unione Sovietica. Quelli che vediamo sono i passi di un cammino iniziato tanto tempo fa.








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