2016-02-17 14:03:00

Unioni civili, slitta esame. Bonini: fiutato pensiero della gente


Slitta a mercoledì prossimo la discussione in aula al Senato del ddl Cirinnà sulle unioni civili. Lo ha stabilito la Conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama su proposta del Pd. Una decisione seguita al no del Movimento 5 Stelle al cosiddetto emendamento canguro.  Servizio di Giampiero Guadagni:



Ancora una giornata di forte tensione in aula al Senato sulle unioni civili. Il Pd non cambia linea dopo il dietrofront del Movimento 5 Stelle rispetto alla corsia preferenziale prefigurata nell'emendamento del senatore dem Marcucci che puntava a far decadere la maggior parte degli emendamenti al ddl Cirinnà. La senatrice del pd, amareggiata, polemizza con i 5 Stelle e si dice pronta a chiudere la sua carriera politica. Lo slittamento dei tempi di discussione viene salutato con favore dai centristi della maggioranza, contestato da Forza Italia e Lega, mentre la sinistra di Sel parla di spettacolo indecoroso di Pd e 5 Stelle. Il partito democratico comunque non ipotizza alcuno stralcio di articoli del ddl, neppure del più controverso, quello che riguarda la stepchild adoption. Contro il quale sono schierati i cattolici dem, gli alleati del Nuovo centrodestra di Alfano e tutto il centrodestra. La maggioranza ora potrebbe rischiare molto soprattutto in occasione dei voti segreti che il Presidente del Senato Grasso consentirà. Probabile dunque un  intervento diretto del premier segretario Renzi per dare una linea più decisa, forse all'assemblea del Pd in programma domenica prossima.
 

Su quanto deciso ieri dai grillini, Adriana Masotti ha chiesto un commento a Francesco Bonini, rettore e docente di Scienze Politiche all'Università Lumsa di Roma:

R. – Si tratta evidentemente di un gioco parlamentare. Certamente il cosiddetto “canguro”, che è stato inventato nel Parlamento inglese molti, molti anni fa, risponde a una logica di efficienza nella produzione legislativa. Certamente, è anche un’arma molto forte di chiusura del dibattito e quindi è un’arma da maneggiare con cura. Penso che il Partito democratico non l’abbia maneggiata con sufficiente cura e nello stesso tempo abbia aperto la possibilità al Movimento 5 Stelle di smarcarsi e di affermarsi politicamente. Siamo ritornati in qualche modo all’inizio della legislatura, quando il Pd ha cercato invano di inseguire il Movimento 5 Stelle, e ne è rimasto in qualche modo scornato.

D. – Secondo diversi commentatori, il cambiamento di posizione del Movimento 5 Stelle deriverebbe da un calcolo politico: non sostenere il governo. Ma quanti interessi di partito ci sono sotto queste discussioni sul ddl Cirinnà, secondo lei?

R. – C’è certamente un calcolo politico, ma c’è anche una percezione dell’Italia reale. La proposta Cirinnà è molto pasticciata dal punto di vista formale, e nel corso del dibattito sono emerse con chiarezza due questioni. Primo, il fatto che la grande maggioranza degli italiani è contraria alla cosiddetta “stepchild adoption”. Secondo, la grande maggioranza degli italiani è contraria a un simil-matrimonio. Per cui, il Movimento 5 Stelle ha fiutato l’opinione pubblica più ampia e quindi ha preso “due piccioni con una fava”. Ha fatto un’operazione di realismo e si è smarcato dal punto di vista politico. Ora bisognerà pazientemente ricostruire il processo senza nessuna forzatura politica.

D. – Ecco, il Pd ha bisogno di riparlarsi al suo interno per trovare l’unità. Finora, però, ha tentato il tutto per tutto imponendo una prova di forza in Parlamento, aiutato anche dalla gran parte dei mass media. Perché tutto questo?

R. – Perché appunto si tentava di portare a casa un obiettivo in qualunque forma. Questo è un po’ il risultato del vecchio proverbio che dice: “La fretta è cattiva consigliera”. Cercare di portare a casa comunque un risultato a volte può funzionare, altre volte invece si scontra con la realtà. Io credo che a questo punto tutto ciò dovrebbe portare tutti quanti a fare un’operazione di realtà: non cercare scorciatoie, ma centrare l’obiettivo di assicurare i diritti e nello stesso tempo salvaguardare anche le istituzioni: in questo caso la famiglia, l’idea di famiglia.

D. – Qualcuno ha invocato il ritorno del testo in Commissione come unico modo per poter andare avanti…

R. – Bisogna arrivare ad un risultato e prendersi il tempo per arrivare ad un risultato condiviso che non rappresenti nessuna forzatura ideologica. C’è bisogno di una legge, ma non c’è bisogno di farla contro qualcuno.

D. – Secondo una dichiarazione di questa mattina, dell’esponente di sinistra del Pd Roberto Speranza, la “stepchild adoption” è un punto irrinunciabile…

R. – E si arrivi allora alla conta sulla “stepchild adoption”. Credo che alla fine il punto in democrazia sia proprio quello di contarsi. E se i parlamentari, in questo caso i senatori, opereranno secondo coscienza, il risultato può essere certamente un risultato aperto. Credo che il presidente del Consiglio, arrivato ormai al traguardo dei due anni - un traguardo importante nella politica italiana - abbia tutto l’interesse a continuare nella sua opera di governo senza nessuna forzatura, lasciando alla decisione parlamentare le forme della regolamentazione dei diritti e quindi anche la decisione se arrivare alla “stepchild adoption”. Non a caso si usa una parola inglese per cercare di far passare una cosa che è gravemente indigesta alla maggioranza dell’opinione pubblica italiana.








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