2016-02-17 13:26:00

Mons. Auza all'Onu: aborto non è la risposta per fermare Zika


Riunione ieri a New York, convocata dal presidente del Consiglio economico e sociale dell’Onu per fare il punto sul virus Zika. Presente all’incontro mons. Bernardito Auza, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, che ha sollecitato tutti i governi a collaborare per fermare la diffusione del virus e fornire a quanti sono stati infettati adeguati trattamenti e accesso alle cure necessarie, evitando di diffondere il panico e soprattutto di promuovere pratiche abortive. Il servizio di Roberta Gisotti:

Non lasciamo indietro - ha raccomandato mons. Auza - “i poveri” “specie gli anziani, i bambini e i disabili”, a maggior rischio di non accedere “agli strumenti di prevenzione, alle informazioni e ai trattamenti medici”. E tra i più vulnerabili sono le donne incinte e i bambini nel loro grembo. Il supposto legame tra il virus Zika e patologie alla nascita rappresenta infatti “un’aggiuntiva grave preoccupazione, che merita un’azione concertata della comunità internazionale”. Per questo - ha osservato il presule - “sono necessarie più ricerche per determinare una connessione tra il virus e  la microcefalia e la sindrome di Guillain-Barré”.

E’ comunque già chiaro che non tutte le donne incinte infettate rischiano di mettere al mondo figli malati. Così anche aspettano conferma scientifica le ipotesi che il virus sia trasmissibile per via sessuale. Occorre dunque “adeguata vigilanza” e non “panico”, ha suggerito l’osservatore della Santa Sede, biasimando il recente richiamo da parte di alcuni esponenti di governi ed anche dell’Ufficio dell’Alto Commissario per i diritti umani dell’Onu, per liberalizzare le leggi sull’aborto e l’accesso ai farmaci abortivi, quale strumento di prevenzione alla nascita di bambini malati. “Una risposta illegittima a questa crisi” - ha ammonito mons. Auza - che ponendo fine alla vita di una bambino “non è assolutamente preventiva”. “La promozione di una politica così radicale - ha stigmatizzato il presule - è la conferma di un fallimento della comunità internazionale per fermare la diffusione della malattia e sviluppare e fornire i trattamenti medici di cui hanno bisogno le donne incinte e i loro bambini, per evitare patologie alla nascita o mitigarne gli effetti e portare la gravidanza a termine”. Il presule ha concluso il suo intervento richiamando “il dovere di salvaguardare tutta la vita umana, sana o disabile, con eguale impegno, non lasciando indietro nessuno”.








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