2016-02-16 13:53:00

Inps: nel privato aumento di assunzioni a tempo indeterminato


In Italia nel 2015 le assunzioni di lavoro nel settore privato sono aumentate dell’11% rispetto all’anno precedente. Una crescita determinata essenzialmente da contratti a tempo indeterminato. E’ quanto emerge dai dati, diffusi dall’Osservatorio sul precariato dell’Inps. Il servizio di Elvira Ragosta:

Da gennaio a dicembre 2015, sono state 2,4 milioni le assunzioni a tempo indeterminato nel settore privato, comprese le trasformazioni di rapporti a termine e apprendistato. La crescita segna 11 punti percentuali in più rispetto ai dati del 2014 e quindici rispetto a quelli del 2013. Numeri che aumentano anche grazie agli sgravi previsti nella legge di stabilità e alle misure introdotte dal Jobs act. Secondo i dati pubblicati dall’Osservatorio dell’Inps sul precariato, il 40% delle assunzioni a tempo indeterminato è con contratto part time, mentre il boom delle assunzioni lo scorso anno si è registrato nel mese di dicembre. Aumenta anche la vendita dei voucher, i buoni, del valore nominale di 10 euro, utilizzati per pagare prestazioni di lavoro accessorio: oltre 115 milioni di voucher venduti nel 2015, il 66% in più rispetto all’anno precedente. Abbiamo chiesto un commento all’economista Giacomo Vaciago, dell’Università Cattolica di Milano:

R. – Bè, è la conferma della giustezza dei provvedimenti di questo governo. Due aspetti vanno sottolineati. Uno è la disponibilità di fondi per favorire questa trasformazione. Per tre anni sono stati dati soldi alle aziende che favorivano il conseguimento degli obiettivi. Attenzione: i due obiettivi del governo sono un mercato del lavoro più flessibile, in grado di funzionare meglio, ma anche meno precario il lavoratore. Quindi, favorire il tempo indeterminato che non significa assenza di licenziamento, ma significa meno precarietà.

D. – Quanto questo dato è stato influenzato dagli sgravi fiscali previsti dalla legge di stabilità per l’assunzione a tempo indeterminato, e quanto dalle misure introdotte dal “jobs act”?

R. – Le due cose sono complementari. Chiaramente c’era un incentivo allo scadere del triennio, che doveva rendere conveniente alle aziende muoversi sulla strada tracciata dalla riforma, e contemporaneamente c’era una riforma tutta a favore di un mercato del lavoro più flessibile ma più tutelato. Molta gente non capisce la differenza: crede che “flessibilità” significa “precario”. Ma quando il mondo cambia come cambia molto in questi anni, la flessibilità è indispensabile, nell’interesse del lavoratore che dev’essere, però, tutelato.

D. – E’ stato lo scorso dicembre il mese che ha fatto registrare il boom delle assunzioni a tempo indeterminato: oltre 270 mila. Poi, un altro dei dati è che oltre il 40% delle assunzioni a tempo indeterminato nel 2015 è avvenuto con un contratto part-time. Dunque, come sta cambiando il mondo del lavoro in Italia?

R. – Bè, si spera che si riduca quel divario enorme che si era accumulato negli ultimi vent’anni: alcuni lavoratori, soprattutto del settore pubblico ma non solo, erano super-tutelati; altri, viceversa, erano lasciati alla mercé dei loro “padroni” che potevano farne quello che volevano. Ridurre questo grave dualismo del mercato del lavoro era la finalità della riforma stessa.

D. – Poi c’è la vendita di “voucher”, i buoni del valore nominali di 10 euro, utilizzati per pagare prestazioni di lavoro accessorio: anche qui, un forte aumento. Oltre 115 milioni di buoni venduti, il 66% in più rispetto al 2014. Dai dati emerge che nonostante il Norditalia utilizzi quasi i due terzi del totale dei “voucher”, l’incremento di questo strumento nelle isole ha superato l’85%. Che cosa ci indica questo dato?

R. – Ci indica un residuo di flessibilità che è ancora molto forte. Il lavoro accessorio finanziato tramite “voucher” è per definizione un aspetto strutturale dell’Italia: non è solo l’ultimo anno che l’ha scoperto, questo strumento; è crescente negli anni. E quindi è di nuovo da tenere presente come necessità di tutela accanto alla garanzia di flessibilità ulteriore che il “voucher” offre.








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