Ennesimo bagno di folla per il Papa. Almeno 50 mila persone lo hanno accolto allo stadio di Tuxtla Guterrez, in Chiapas, per l’incontro con le famiglie. Nel lungo discorso, dal pontefice è arrivata una potente difesa dell’unione tra un uomo e una donna e una richiesta di leggi che tutelino questo modello. In serata il ritorno a Città del Messico.
Il modello della famiglia messa in discussione
“Oggi vediamo e viviamo su diversi fronti come la
famiglia venga indebolita e messa in discussione – ha detto il pontefice - Come si
crede che essa sia un modello ormai superato e incapace di trovare posto all’interno
delle nostre società che, sotto il pretesto della modernità, sempre più favoriscono
un sistema basato sul modello dell’isolamento”.
Vivere in famiglia non è sempre facile ma è vita vera
Per il Papa “vivere in famiglia non sempre è facile,
spesso è doloroso e faticoso, ma, come più di una volta ho detto riferendomi alla
Chiesa, penso che questo possa essere applicato anche alla famiglia: preferisco una
famiglia ferita che ogni giorno cerca di coniugare l’amore, a una società malata per
la chiusura e la comodità della paura di amare. Preferisco una famiglia che una volta
dopo l’altra cerca di ricominciare a una società narcisistica e ossessionata dal lusso
e dalle comodità. Io preferisco una famiglia con la faccia stanca per i sacrifici
ai volti imbellettati che non sanno di tenerezza e compassione”.
No alla precarietà dell’isolamento
E riferendosi alle testimonianze dei giovani il Papa
ha detto che “la precarietà, la scarsità molto spesso il non avere neppure il minimo
indispensabile può farci disperare, può farci sentire una forte ansia perché non sappiamo
come fare per andare avanti e ancora di più quando abbiamo dei figli a carico. La
precarietà, non solo minaccia la stomaco (e questo è già molto), ma può minacciare
perfino l’anima, ci può demotivare, toglierci forza e tentarci con strade o alternative
di apparente soluzione ma che alla fine non risolvono nulla. C’è una precarietà che
può essere molto pericolosa, che può insinuarsi in noi senza che ce ne accorgiamo,
ed è la precarietà che nasce dalla solitudine e dall’isolamento. E l’isolamento è
sempre un cattivo consigliere”.
La solitudine è tarma che inaridisce l’anima
Contro lo scoraggiamento di molti “tante volte – ha
affermato il pontefice - la più grande tentazione che abbiamo di fronte è starcene
da soli, e lungi dal darci coraggio questo atteggiamento, come la tarma, ci inaridisce
l’anima. Il modo di combattere questa precarietà
e questo isolamento, che ci rendono vulnerabili da tante apparenti soluzioni, va dato
a diversi livelli. Uno è attraverso leggi che proteggano e garantiscano il minimo
necessario affinché ogni famiglia e ogni persona possa crescere attraverso lo studio
e un lavoro dignitoso. E l’altro, come hanno ben sottolineato le testimonianze di
Humberto e Claudia quando ci hanno detto che stavano cercando di trasmetterci l’amore
di Dio che avevano sperimentato nel servizio e nell’assistenza agli altri. Leggi e
impegno personale sono un buon abbinamento per spezzare la spirale della precarietà”.
La Madonna di Guadalupe punto di riferimento
“Mi hanno chiesto di pregare per voi e voglio iniziare
a farlo proprio ora, assieme a voi. Voi, cari messicani, avete un ‘di più”, correte
avvantaggiati – ha concluso Francesco - Avete la Madre, la Madonna di Guadalupe che
ha voluto visitare queste terre, e questo ci dà la certezza che, attraverso la sua
intercessione, questo sogno chiamato famiglia non sarà sconfitto dall’insicurezza
e dalla solitudine. Lei è sempre pronta a difendere le nostre famiglie, il nostro
futuro, è sempre pronta a darci coraggio donandoci il suo Figlio. Per questo vi invito
a prenderci per mano e dire tutti insieme: “Ave Maria…”
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