2016-02-07 14:07:00

Giubileo antitratta: veglia a Roma contro lo sfruttamento


Continuano le celebrazioni per il “Giubileo della Misericordia per la liberazione degli schiavi di oggi” che, come ha ricordato Papa Francesco, culmineranno domani nella Giornata di preghiera e riflessione contro la tratta di persone, quando la Chiesa ricorderà Santa Giuseppina Bakhita, schiavizzata in Sudan. Ieri notte una Veglia di preghiera nella Basilica del Sacro Cuore di Gesù a Roma, da cui è partito un breve pellegrinaggio verso la Porta Santa dell’ostello della Caritas vicino alla Stazione Termini. Il servizio di Michele Raviart:

La Croce, il ritratto di Santa Bakhita e una catena, a significare la schiavitù che il Signore ha promesso di spezzare. Simboli potenti, in testa alla processione, che ricordano gli uomini, le donne e i minori vittime della tratta. Un pellegrinaggio che è partito vicino alla Stazione Termini, crocevia per eccellenza di Roma, per dirigersi alla Porta Santa della Carità di via Marsala. Mons. Guerino di Tora, vescovo ausiliare di Roma e presidente della fondazione “Migrantes”:

“La marcia vuole esprimere il pellegrinaggio di tutta l’umanità sofferente, che è vittima di ogni forma di tratta. Per questo abbiamo voluto marciare in mezzo alla città, in un luogo di traffico frequente qual è la Stazione Termini, un luogo quindi veramente di difficoltà per tanti che abbiamo incontrato, che stavano a giacere proprio al ciglio della stazione. Vuol essere quindi una presa di coscienza per poter indicare a tutti questa realtà che, vivendola quotidianamente, diventa quasi una normalità. E allora deve poter veramente essere qualcosa che ci richiama tutti a un impegno nuovo”.

Si stima che nel mondo circa 21 milioni di persone possano essere considerate “schiave”, vittime del lavoro forzato, della prostituzione e di altre forme di sfruttamento. Un business che arricchisce gli aguzzini per oltre 32 miliardi di dollari l’anno, la terza rendita illegale dopo il traffico di droga e di armi. Un fenomeno che spesso riguarda i profughi, costretti a sottostare a condizioni inumane per garantirsi un passaggio attraverso il Mediterraneo. Don Aldo Bonaiuto della comunità Papa Giovanni XXIII:

“Non possiamo dimenticare questa marea di persone, la maggior parte giovani e giovanissimi, che lasciano il proprio Paese dal continente africano, spingendosi in Europa nella speranza di trovare una vita migliore, soprattutto una vita nella quale non ci siano guerre, terrorismi, dove non ci sia più fame, dove non ci sia più miseria. E la speranza viene poi delusa quando vengono costretti a lavorare per pochi spiccioli al giorno per dare al racket il denaro necessario affinché possano poi attraversare il Mar Mediterraneo”.

In Italia le donne sfruttate sessualmente sono dalle 50 alle 70 mila, in maggioranza straniere. Il loro numero è quadruplicato negli ultimi due anni, spiega Don Giampiero Palmieri, parroco di San Frumenzio a Roma, vicino alla via Salaria, dove la prostituzione è continua notte e giorno:

“La soluzione è prendere sul serio il fatto che ancora oggi nelle nostre strade ci siano donne costrette a prostituirsi. La nostra esperienza è che non c’è ragazza che non sia stata violentata, derubata, malmenata. E anche se la maggioranza delle ragazze, specie ai clienti dice che loro non sono schiavizzate, che sono libere, che questo lavoro a loro va bene, in realtà non è così. A noi raccontano ben altre storie”.

Per i minori non accompagnati che arrivano in Italia il rischio è quello di allontanarsi dal percorso di accoglienza non appena raggiungono i 18 anni. Cinquemila ogni anni spariscono, la maggior parte inghiottiti da una rete di sfruttamento del lavoro nero da parte delle comunità di appartenenza. Suor Paola Arosio del Centro Pedro Arrupe:

"Da una parte hanno la pressione da casa per mandare soldi e poi perché comunque trovare lavoro in Italia è difficile già normalmente; per loro che sono pochissimo scolarizzati, hanno pochissima conoscenza del territorio, trovare lavoro è veramente tutto in salita. Quindi la cosa più redditizia per loro è finire con i loro connazionali, senza fare invece il percorso di integrazione, imparando l’italiano, andando a scuola, andando a cercare un lavoro a contratto e non a un euro al giorno. Però, certo, richiede tempi più lunghi e da parte nostra maggiore accompagnamento”.

Domani il Giubileo contro la tratta degli esseri umani raggiungerà il suo culmine, con riflessioni, testimonianze e preghiere in tutte le comunità religiose e in molte scuole ed istituti.








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