2016-02-06 14:07:00

Giubileo Misericordia, il teologo: confessori evitino legalismo


Un sacramento per la conversione

"Il sacramento della Confessione non si limita a perdonare i peccati ma deve aiutare la conversione del penitente, il superamento del male confessato. Il sacerdote deve guardare negli occhi la persona che confessa i suoi peccati per cercare di capire qual è il suo cammino di conversione 'possibile' e aiutarla a metterlo in atto. Tutto ciò attraverso un cammino di superamento graduale del male e di avvicinamento al bene, magari proprio attraverso la medicina continua del sacramento della Riconciliazione. Solo così il penitente si sentirà compreso, capito". Don Mauro Cozzoli, docente di teologia morale presso la Pontificia Università Lateranense di Roma, ha tenuto nei giorni scorsi al Santuario di S. Gabriele a Teramo un 'Corso per confessori' dedicato al tema 'Il ministero della misericordia nel sacramento della penitenza'. Al corso hanno partecipato anche alcuni dei 'Missionari della misericordia' nominati da Papa Francesco che riceveranno da lui l'invio solenne nella Messa del mercoledì delle ceneri nella Basilica Vaticana. Ai nostri microfoni riassume i temi del seminario. 

Dall'oggettivo al soggettivo

Durante il corso il teologo ha sottolineato la necessità per il confessore di passare dalla 'norma oggettiva' alla formulazione del 'giudizio di coscienza'. "Il Magistero morale della Chiesa - spiega don Cozzoli - si esprime a un livello oggettivo, è cioè un insegnamento rivolto a tutti. Però, i comportamenti sono sempre oggettivi, individuali, personali e nel sacramento della confessione noi sacerdoti incontriamo delle persone vere che accusano i propri peccati. Accusano cioè comportamenti difformi dalla norma oggettiva. Siamo dunque chiamati a considerare le circostanze, le situazioni e gli ambienti di vita in cui si trova una persona che ha compiuto un determinato atto".

Il primato della persona

Fondamentale è poi, nel confessionale, far prevalere il 'primato della persona' rispetto a quello della 'legge'. "Papa Francesco - spiega il teologo - ha condannato più volte espressamente il 'legalismo': cioè l'atteggiamento di chi centra tutta la morale sulla legge, a prescindere dalle persone. Se è vero, infatti, che la legge vale per tutti, i comportamenti sono sempre soggettivi. E il Papa ci invita sempre a portare lo sguardo della pastorale, del nostro ministero, dell'esercizio dei sacramenti, proprio sulle persone". "La misericordia, cioè, letteralmente, la capacità di chinarsi sulle miserie degli altri, è proprio l'atteggiamento che aiuta il confessore far prevalere il primato delle persone".

Compassione e consolazione

"Il Papa - spiega ancora il teologo - scandisce la via della misericordia attraverso due parole: compassione e consolazione". "Sono termini relazionali. Il primo ci invita a condividere la sofferenza e il sentimento dell'altro, a sintonizzarci sulla sua sofferenza. La consolazione ci spinge invece a sintonizzarci sulla sua solitudine. Entrambi somo modi per far prevalere il 'primato della persona' sul mero legalismo e aiutano quindi il sacerdote a guidare il penitente 'perdonato' verso la conversione, cioè il superamento del male confessato".

Per il Vangelo è importante riconoscersi peccatori

Una delle finalità del Giubileo della Misericordia è proprio invitare i credenti a riscoprire il senso del peccato. "Il peccato - spiega don Cozzoli - è un male morale, un male compiuto. Ma è necessario che il credente ne abbia la consapevolezza. E' infatti la presa di coscienza del male compiuto che ci porta al suo superamento effettivo e quindi alla conversione possibile". "Non si cresce in santità di vita - aggiunge il teologo - solo per il bene che facciamo, ma anche per il male da cui ci convertiamo". "Per il Vangelo non è importante dirsi senza peccato, ma riconoscere il peccato, affidarsi alla misericordia di Dio che dona il perdono e quindi riattivare continuamente il cammino di crescita morale e di santità di vita che il peccato cerca di bloccare".








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