2016-02-05 15:22:00

Istat: ripresa moderata, aumenta potere d’acquisto delle famiglie


In Italia sono i consumi e l’aumento del potere di acquisto delle famiglie il principale traino della ripresa, che resta ancora moderata. Per le imprese, invece, prosegue la fase di stagnazione. E’ questa l’istantanea scattata dall’Istat nella nota mensile sull’economia italiana con dati riferiti al quarto trimestre del 2015. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

Prosegue la fase di moderata crescita dell’economia italiana. L’indice anticipatore del Pil italiano resta positivo, ma “con una intensità più contenuta rispetto ai mesi precedenti”. Nel quadro generale, si evidenzia il diverso scenario delle prospettive economiche per famiglie e imprese.

Prospettive diverse per famiglie e imprese
Per le famiglie si registra l’incremento del reddito disponibile. Aumentano anche il potere di acquisto e la propensione al risparmio. Per le imprese, invece, a causa soprattutto della riduzione delle prospettive di crescita, “non si segnala ancora un generalizzato aumento dei ritmi produttivi”.

Incertezze sulla ripresa del settore manifatturiero
E’ in particolare il settore manifatturiero a rallentare. Secondo l’Istat proseguirà anche nei prossimi mesi l’incertezza sull’intensità della ripresa dell’attività manifatturiera. L’istituto di statistica sottolinea che tra le cause della riduzione degli ordinativi ci sono soprattutto le forti riduzioni delle commesse estere.

Mercato del lavoro, frena la crescita dell’occupazione
Il mercato del lavoro ha fatto registrare un arresto della crescita congiunturale dell’occupazione, nonostante l’aumento dei dipendenti a tempo indeterminato. Le aspettative degli imprenditori sono tornate a peggiorare lievemente nel settore manifatturiero e nel commercio. Continuano invece a migliorare in quello dei servizi.

Inflazione debole, restano basse le quotazioni delle materie prime
In base alle aspettative degli operatori economici, nei prossimi mesi lo scenario inflazionistico non muterà significativamente, con una inflazione ancora solo marginalmente positiva. La dinamica dei prezzi continua a essere influenzata dalle spinte al ribasso delle quotazioni delle materie prime, in particolare del petrolio.

Si delinea dunque un diverso profilo nelle prospettive economiche di famiglie e imprese. Amedeo Lomonaco ne ha parlato con l’economista Leonardo Becchetti:

R. – Senz’altro. C’è comunque da notare che anche per le famiglie l’aumento del reddito disponibile si traduce di più in risparmi che in consumi: la propensione al risparmio aumenta più dei consumi. Comunque, l’aumento dei consumi interni c’è ed è importante. Peccato che non sia accompagnato da un aumento di fiducia delle imprese che, probabilmente, risentono di una congiuntura internazionale non particolarmente favorevole a livello di export.

D. – Il dato sulle famiglie, comunque, fa ben sperare proprio per un consolidamento di questa ripresa, anche se lenta?

R. – La bassa inflazione e la moderata ripresa occupazionale favoriscono la crescita del reddito disponibile e, quindi, del potere d’acquisto delle famiglie. Siccome però il contesto resta molto incerto e rischioso, questo aumentato potere d’acquisto non si traduce in aumento dei consumi in maniera proporzionale. Più che altro, si traduce in un aumento di risparmi.

D. – Le incertezze sono dunque legate soprattutto al mondo delle imprese e, in particolare, al settore manifatturiero…

R. – E’ un settore molto competitivo e questo vuol dire che le nostre imprese non vedono un orizzonte troppo positivo. Teniamo conto che qui ci sono sia la vendita sul mercato interno sia quella sui mercati esteri e in particolare sembra che sia la situazione all’estero quella che non appare così rosea…

D. – Frena la crescita dell’occupazione soprattutto nel settore manifatturiero e in quello del commercio. Continuano invece a migliorare i dati sull’occupazione nel settore dei servizi. E’ questo un po’ l’ambito in cui l’occupazione può crescere?

R. – Bisogna anche capire che ci sono componenti strutturali, settoriali: le economie avanzate, le economie del terzo millennio saranno sempre più economie di servizi. Il peso dell’industria tenderà a scendere. Già è molto più basso di quello che si possa immaginare. E’ sotto il 20%, e così continuerà a essere.

D. – Guardando proprio alle scelte economiche di questo governo, considerando anche questi dati, verso quali ambiti si deve dare maggiore impulso?

R. – Sicuramente, si deve continuare sulla strada del sostegno, in Europa, di un cambiamento di rotta, perché gran parte degli effetti sull’economia vengono dalla macro-economia. Noi paghiamo sette anni di politiche europee miopi, paghiamo politiche di investimenti assolutamente insufficienti, sia a livello nazionale sia a  livello dell’Unione Europea. La macro-economia viene prima di tutto, poi viene anche il lavoro che dobbiamo fare in casa e che stiamo cercando di fare per rendere più efficiente il nostro sistema produttivo, riducendo anche gli ostacoli. Tra questi, ad esempio, la lunghezza e le eccessive inefficienze nella durata dei processi civili che sono molto importanti sia per l’economia sia per il recupero dei crediti da parte delle banche.








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