2016-02-03 17:06:00

Un Dio fuori mercato. La fede al tempo di facebook


"Misericordia è una parola poco frequentata dai giovani. Loro fanno fatica ad attribuirle un contenuto decente. L’unica cosa che io vedo possibile affinché possano avvicinarsi a questa esperienza è farli entrare in un orizzonte di gratuità. Molto potrebbe essere messo in moto in loro se partiamo dalla gratuità". Gilberto Borghi - insegnante di Religione nelle scuole superiori, pedagogista clinico, da anni si occupa del rapporto fede e cultura post moderna - racconta episodi che riguardano la trasmissione e la condivisione della fede tra i giovani ("Un Dio fuori mercato. La fede al tempo di facebook", EDB, 2015).

 


"Una volta proposi una gita alla Caritas - ricorda - e mi aspettavo di venire fucilato, invece mi dissero che per loro era interessante. Ecco un esempio di gratuità. Un'altra volta vidi un ragazzo difficile che era stato messo fuori dalla classe perché disturbava. Gli chiesi se mi dava una mano con un ragazzo con handicap. Accettò e con sorpresa mi resi conto che venne fuori un ragazzo straordinario, capace di entrare in empatia. Glielo dissi. "Prof, lei lo pensa che sono bravo, ma gli altri no". "Forse sei tu che non lo credi abbastanza". 

Cosa deve cambiare nel modo di proporre il Vangelo ai giovani?

E cosa gli adulti dovrebbero imparare da loro?: "Credo che dobbiamo aderire alla fede non per cultura ma perché siamo innamorati. I giovani ai primi amori ci invitano forse a recuperare le emozioni di pancia. L’essere innamorati di qualcuno è qualcosa che li tira fuori dalle difficoltà e dagli egoismi e fa loro sentire che il mistero della vita è più grande di quanto immaginano. Da qui potranno sperimentare anche il trascendente".

Come i social network incidono nella esperienza di fede?

"Il problema è che i giovani vivono la presenza nella rete in maniera un po’ sospesa, come se la vita virtuale fosse diversa da quella reale. I ragazzi vivono schiacciati sul presente, quello che conta è l’istante, il momento. Non hanno la capacità di far sì che l’attimo produca progetti, futuro", spiega Borghi. "Se vogliamo che anche la dimensione di progettualità entri nelle loro vite dobbiamo fare un lavoro sull’oggi. Perché se io dico: 'credi in Dio perché questo darà senso alla tua vita', non funziona. Devo dire: 'credi perché oggi è una cosa bella, che mi afferra qui, adesso'. Certo, il rischio è di restare chiusi nel presente, ma su questo terreno l’intervento di educatori e direttori spirituali deve andare nella direzione di invitare a distinguere tra emozione e sentimento".








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