2016-02-03 15:01:00

don Santoro, morte di un pastore che invitava alla santità


"Era ancorato a Dio: contemplativo e attivo allo stesso tempo. Il fare non era mai separato dall' essere perchè era un uomo di preghiera, era una preghiera vivente". Lo ricorda così Piera Marras, del comitato direttivo dell' Associazione Finestra per il Medio Oriente. A dieci anni dalla morte, don Andrea Santoro rimane presenza viva nel cuore e nelle menti dei suoi 'parrocchiani romani'. Missionario in Turchia, animato da un profondo senso di riconoscenza nei confronti del Medio Oriente, in quanto luogo scelto da Dio per rivelarsi all'umanità, don Andrea muore a Trebisonda, ucciso mentre prega nella chiesa di Sancta Maria. "Ci invitava ad essere non semplicemente buoni, ma santi. Per ognuno di noi - racconta Antonio Cassanelli, uno dei suoi più vicini collaboratori - è stato esempio del vero pastore che conduce le sue pecore".

Autorevole, ma allo stesso tempo profondamente umano, così scriveva dalla terra di Anatolia ai suoi amici in una lettera dell'11 maggio 2004: "quando il Signore bussa biso­gna aprire e farlo entrare e poi sedersi a mensa con Lui che viene per sedersi a mensa con noi. Vi assicuro che il Signore bussa davve­ro, lancia i suoi richiami, si accende come una scintilla improvvisa. Quando arriva una sua folata di 'vento' non dobbiamo pensare che sia una fantasia. E’ Lui, è la sua grazia, è la sua attrazione segreta"

 








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