2016-02-03 05:00:00

A Parigi firma per abolire la pratica dell'utero in affitto


Una Carta per proporre agli Stati europei l’abolizione universale della maternità surrogata o utero in affitto. E' stata firmata, ieri sera, nella sede dell'Assemblea Nazionale di Parigi, al termine della Conferenza de La Haye, Organizzazione impegnata nella difesa dei diritti umani e della famiglia. Si sono ritrovati insieme rappresentanti del mondo politico, dell’associazionismo e della comunità scientifica europea che ritengono ingiusta e lesiva questa pratica. A presentare le proprie proposte anche la Federazione europea delle Associazioni familiari cattoliche. Gabriella Ceraso ha raggiunto il responsabile relazioni internazionali, Nicola Speranza:

R. – Il fatto che queste assisi si svolgano all’Assemblea nazionale di Parigi ha un valore simbolico non da poco. Soprattutto se pensiamo che sin dall’allargamento dell’istituto del matrimonio civile alle coppie dello stesso sesso, in Francia si attesta un aumento al ricorso di questa pratica. Il primo ministro francese, Manuel Valls, ha inoltre fatto più volte dichiarazioni nelle quali esprime la sua opposizione, anche se di fatto finora nessuna iniziativa internazionale è stata presa dalla Francia. E’ interessante anche notare come i gruppi femministi che partecipano stiano denunciando con forza non soltanto lo sfruttamento della donna, ma anche – e qui cito la Carta che sarà firmata – " la maternità surrogata fa del bambino un prodotto con valore di scambio”. Ebbene, di fronte a tutto questo penso si spieghi anche come possiamo trovarci insieme, tante associazioni dalla storia e dalla cultura tanto diverse, a combattere contro questa pratica.

D. – Da questa assise, ma anche dal vostro lavoro, vogliono emergere delle possibilità di azione in vista di una abolizione, vie dunque che siano legali. Voi su che cosa puntate?

R. – Basterebbe aggiungere una frase, ad esempio, dell’art. 3 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, per chiarire il principio dell’inalienabilità della persona umana, della non commercializzazione del corpo umano. Ma si potrebbe anche proporre un Protocollo addizionale alla Convenzione internazionale dei diritti del fanciullo o "ex novo" una specifica Convenzione internazionale che vieti la maternità surrogata.

D. – Dunque, si punta soprattutto a rivedere la trattatistica, se ho capito bene, a livello europeo per rendere chiara e evidente la condanna di questa pratica…

R. – Certo. Quello che bisogna chiarire è che già ad oggi il diritto europeo, molti diritti nazionali e il diritto internazionale vietano di fatto la pratica dell’utero in affitto. Ma dal momento in cui ci sono molti Stati che ne permettono in un modo o in un altro la pratica, ci pare allora evidente che bisogna andare avanti in maniera più esplicita che bisogna creare degli strumenti giuridici più forti per evitare il ricorso a questa pratica.

D. – L’importanza di fare adesso questa azione comune è legata anche al fatto che, contestualmente al Consiglio d’Europa, si rischia di arrivare a una regolamentazione di questa procedura e non a una bocciatura come è già accaduto al Parlamento europeo. Perché? Cosa sta succedendo?

R. – Su questo tema, appunto, al Consiglio d’Europa è in corso un dibattito su una relazione sui diritti umani e le questioni etiche legate all’utero in affitto. Relatore di questo progetto di risoluzione al Consiglio d’Europa è un senatore belga del partito dei Verdi, di nome Petra De Sutter, che si dice in favore di una regolamentazione di questa pratica quando effettuata senza remunerazione, ma senza mai voler condannare chiaramente la pratica in sé. In più, il relatore De Sutter è un ginecologo che nella Clinica Universitaria di Gent pratica lei stessa la maternità surrogata… Per noi c’è anche un palese conflitto di interessi, che abbiamo anche fatto presente a più riprese.








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