2016-01-30 13:54:00

Siria. Colloqui a Ginevra, attesa per l'opposizione


C’è attesa a Ginevra, in Svizzera, dove sono in corso i colloqui sulla Siria mediati dalle Nazioni Unite. È stato annunciato infatti l’arrivo dei delegati di uno dei più importanti gruppi d’opposizione ad Assad: contemporaneamente però, si aggrava la situazione umanitaria sul terreno. Il servizio di Davide Maggiore:

I rappresentanti della Suprema coalizione per il negoziato, vicina all’Arabia Saudita, saranno a Ginevra. Lo ha confermato il portavoce del gruppo, Monzer Makhous, secondo cui un primo incontro con l’inviato Onu Staffan De Mistura avverrà forse questa domenica. Ufficialmente, non saranno affrontati temi politici, ma solo questioni umanitarie, sulle quali gli oppositori affermano di aver ricevuto garanzie dalle stesse Nazioni Unite. Proprio sulla condizione dei civili che subiscono le conseguenze del conflitto è arrivato nelle scorse ore un nuovo allarme di Medici senza Frontiere, a proposito della località di Madaya, non lontano da Damasco. Secondo il personale locale, anche dopo l’arrivo dei primi convogli di aiuti questo mese, sono state 16 le persone morte d’inedia. Salgono dunque ad almeno 46 le vittime dall’inizio di dicembre, mentre sono 320 i casi di malnutrizione di cui 33 estremamente gravi. Si tratta di una situazione "totalmente inaccettabile”, sostiene l’organizzazione umanitaria, che denuncia invece come sia nuovamente bloccato l’arrivo di materiali sanitari nella città di 40.000 abitanti, ancora assediata dalle forze governative.

In questo quadro, quanto è importante la presenza di forze dell’opposizione ai colloqui di Ginevra? Davide Maggiore lo ha chiesto ad Alessandro Politi, analista esperto dell’area:

R. – E’ una notizia importante perché segnala un punto di appiglio per un inizio di negoziati. E’ un cammino lungo, è un cammino estremamente difficile, perché le guerre sono facili da cominciare e le paci sono difficili da portare a compimento. Il fatto che adesso una parte fondamentale dell’opposizione, peraltro prima riunita in un luogo-simbolo come Riyad, decida di partecipare, non foss’altro che per avere un’idea diretta di cosa succede, è un punto di partenza importante.

D. – Però, contemporaneamente c’è da registrare l’assenza di molte altre forze, ad esempio delle milizie curde. Cosa si può ragionevolmente sperare da questi incontri di Ginevra?

R. – Se non si comincia da qualche parte, non si comincia mai. L’assenza di gruppi curdi potrebbe adombrare il rischio, poi, di secessioni nazionaliste, ma per ora la priorità è incominciare a mettere in moto un processo, ed è quello che appunto il mediatore Onu Staffan de Mistura ha cercato di fare, con molta pazienza e molta tenacia in tutti questi mesi.

D. – Come si è mossa, dunque, la comunità internazionale? Si poteva fare qualcosa di più?

R. – E’ vitale che le parti che stanno intervenendo o in modo aperto o sottobanco nel conflitto, si rendano conto che forse la soluzione si può trovare in un altro modo. Ma questo non è sempre facile da far capire ad attori che per esempio possono avere molta paura di un cambiamento sostanziale degli equilibri nella zona interessata, quindi il Levante e il Golfo, perché chiaramente la grande questione non è né sunnita né sciita, né siriana né irachena ma è come si inserisce di nuovo l’Iran nel gioco delle potenze del Golfo persico. Dopodiché, però, strada facendo si possono ridurre i punti di frizione o i punti di instabilità.

D. – Quindi, per qualsiasi eventuale soluzione, è essenziale l’appoggio delle potenze regionali?

R. – Se una potenza regionale “gioca allo sfascio”, non è particolarmente utile. Ma finché sono poche e si incomincia a isolarle, è un conto; quando è tutto un calderone di potenze che intervengono, a quel punto la guerra si alimenta. Quindi, è un lavoro difficile, quello di dipanare questa matassa …








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