2016-01-30 12:46:00

Card. Nichols: fondamentalismo si vince con l’educazione


L’isolamento, la perdita di valori condivisi e di punti di riferimento di tanti giovani oggi e il facile accesso ai social network stanno facendo degli adolescenti britannici il principale target del terrorismo islamico. È il monito lanciato dal card. Vincent Nichols, presidente della Conferenza episcopale inglese e gallese (Cbcew) a un convegno a Londra di responsabili di istituti cattolici e di educatori. Si stima che siano circa 700 i giovani inglesi che hanno aderito al cosiddetto Stato islamico in Siria e in Iraq. Tra questi un numero crescente di giovanissimi.

Internet strumento privilegiato per il reclutamento degli adolescenti
“La cosa che colpisce di più - ha osservato nel suo intervento l’arcivescovo di Westminster - è che l’età chiave per contattare e influenzare le potenziali reclute del jihadismo globale è compresa tra i 14 e 15 anni, ossia l’età dei ragazzi delle vostre scuole, affidati alle vostre cure”. Per il porporato, il motivo della forte presa delle organizzazioni terroristiche sugli adolescenti va ricercato nell’abile uso che sanno fare dei social network, diventati i principali mezzi di socializzazione dei giovani. “Il mondo digitale - ha spiegato - risponde oggi a cinque esigenze di fondo: il desiderio di connettersi ed essere connessi; quello di accedere rapidamente alle informazioni; quello di essere guidati e di avere una causa da seguire; il desiderio di condividere pensieri e opinioni; quello del divertimento”. Ed è quello che cercano i tanti giovani che non hanno solidi punti di riferimento e che cercano una loro identità e ruolo nella società.

Messaggi seducenti per i giovani più vulnerabili
Questo ne fa il target ideale dei gruppi terroristi che usano Internet per proporre un messaggio accattivante e “almeno in apparenza, coerente” in un mondo fatto di informazioni frammentate. Gli esperti - ha rilevato il card. Nichols - dicono che “basta un mese per trasformare un adolescente insoddisfatto e disorientato in un terrorista”.

Le responsabilità degli educatori cattolici
E qui, secondo il porporato, entrano in gioco le responsabilità degli educatori, e in particolare di quelli cattolici: essi devono essere capaci di proporre e testimoniare ai ragazzi il fascino di una visione cristiana coerente. L’educazione, infatti, “non può solo trattare frammenti, deve sapere trattare il tutto”. “Il servizio che le vostre scuole sono chiamate a dare - ha sottolineato il primate inglese - è quello di aiutare i giovani a trovare un loro posto nel mondo, nelle loro relazioni, nel loro futuro. Cosa che essi potranno fare al meglio se crescono nella cornice di una vocazione radicata nel rapporto con Gesù. Solo se riuscirete a raggiungere questo obiettivo - ha quindi concluso il card. Nichols - non farete uscire nel mondo giovani ingenui pronti ad essere sedotti da un’ideologia perversa e disumana, o da qualsiasi altra forma di violenza e disumanità degradante che minacciano il nostro mondo oggi”. (A cura di Lisa Zengarini)








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