2016-01-28 14:07:00

Patriarca Younan: cristiani siriani vivono un incubo, gente stremata


Siriani allo stremo dopo cinque anni di guerra, mentre si guarda con speranza all'impegno della diplomazia a Ginevra. In tale contesto, continua ad essere critica la condizione dei cristiani nel Paese, come spiega al microfono di Michele Raviart, il patriarca siro-cattolico Ignace Youssif III Younan, in questi giorni in Italia per una serie di conferenze promosse da “Aiuto alla Chiesa che soffre”:

R. – Speriamo che questo colloquio per la Siria - Ginevra 3 - cominci al più presto. Vedo che i Paesi occidentali cominciano finalmente a cambiare idea e atteggiamento, a quasi cinque anni dall’inizio della crisi in Siria, dopo danni, stragi, centinaia di migliaia di persone uccise e milioni di profughi.

D. – Riguardo alla situazione dei cristiani, dove sono le emergenze più grandi adesso?

R. – La situazione dei cristiani non è differente da quella di tutti coloro che subiscono questo incubo, ma cominciano a perdere fiducia, non solamente dal punto di vista materiale, per i bisogni umanitari, ma è il loro morale che sta crollando. In alcune zone hanno perso tutto, sono diventati profughi nel loro Paese e senza avere nessuna colpa. Loro cercavano di vivere tranquillamente e pacificamente, nella tolleranza, con tutte le altre componenti. Il mio confratello, patriarca siro-ortodosso, è stato a Qamishli ultimamente, dopo i tre attentati esplosivi che hanno ucciso una ventina di giovani cristiani. Un messaggio davvero lugubre, molto triste. La gente si chiede infatti: “Fino a quando potremo rimanere? Fino a quando noi dovremo subire questo caos?”

D. – Quali sono i rischi per la comunità cristiana in Medio Oriente?

R. – Qui è in gioco il nostro destino, perché quando parliamo di Chiese orientali, siamo già piccole componenti di questi Paesi, e se continua questa crisi vuol dire che i cristiani se ne andranno e quando se ne andranno, non sarà perché alcuni hanno subito le persecuzioni, ma perché tutta la comunità le ha subite. Sarà una grande perdita non solo per le Chiese orientali, ma per tutta la Chiesa universale, perché è qui che è nata la nostra fede. Gesù parlava aramaico, non parlava né greco né latino! Quindi tutta una cultura religiosa, una cultura civile sparirà!

D. – Si possono fare delle stime su quanti se ne sono andati?

R. – Io continuo a viaggiare nel Nord dell’Iraq, anche a Baghdad. Ebbene, in Iraq possiamo dire molto tranquillamente che almeno due terzi dei cristiani se ne sono andati. Siamo ottimisti, se ci sono ancora circa 300 mila cristiani in tutto l’Iraq. In Siria, la situazione è differente, perché ci sono profughi dentro la Siria che possono andare dall’interno fino alle montagne e alla costa, anche nel vicino Libano. Ma le grandi città come Aleppo sicuramente ne hanno persi molti, almeno il 50 per cento dei cristiani. La situazione è davvero drammatica: il cibo è diventato più caro, non c’è riscaldamento, non c’è acqua e non c’è elettricità. E’ già da tre anni che la gente è in questa situazione e non se ne parla, questo è il problema. Qui in Occidente non se ne parla abbastanza. Possiamo dire che almeno un terzo della popolazione siriana si trova nella condizione di profugo, sia all’interno che fuori.








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