2016-01-28 12:17:00

Francesco: embrioni non sono merce, dare voce ai più deboli


Rispettare gli esseri viventi soprattutto i più deboli, la scienza non prevarichi mai sull’uomo. E’ l’esortazione levata da Papa Francesco nell’udienza al Comitato Nazionale per la Bioetica. In particolare, il Pontefice ha ribadito che gli embrioni umani non devono essere mai trattati come materiale scartabile. Ancora, ha detto che le applicazioni biotecnologiche non devono essere guidate da scopi commerciali. L’indirizzo d’omaggio al Papa è stato rivolto dal presidente del Comitato, prof. Lorenzo d'Avack. Il servizio di Alessandro Gisotti:

Servire l’uomo sempre come fine e mai come mezzo. Papa Francesco ha colto l’occasione dell'udienza al Comitato italiano per la bioetica per sottolineare quanto la Chiesa sostenga gli sforzi che, nella società civile, promuovono “la ricerca del vero e del bene nelle complesse questioni umani ed etiche”.

Far sentire la voce dei più deboli, scienza serva l’uomo
Quindi, ha ribadito che se è noto a tutti “quanto la Chiesa sia sensibile alle tematiche etiche", forse "non a tutti è altrettanto chiaro che la Chiesa non rivendica alcuno spazio privilegiato in questo campo”. Di qui un appello a difendere i più deboli:

“Si tratta, in sostanza, di servire l’uomo, tutto l’uomo, tutti gli uomini e le donne, con particolare attenzione e cura – come è stato ricordato – per i soggetti più deboli e svantaggiati, che stentano a far sentire la loro voce, oppure non possono ancora, o non possono più, farla sentire. Su questo terreno la comunità ecclesiale e quella civile si incontrano e sono chiamate a collaborare, secondo le rispettive, distinte competenze”.

Mai utilizzare la biotecnologia contro la dignità umana
Il Papa ha così evidenziato che il Comitato “ha più volte trattato il rispetto per l’integrità dell’essere umano e la tutela della salute dal concepimento fino alla morte naturale, considerando la persona nella sua singolarità, sempre come fine e mai semplicemente come mezzo”:

“Tale principio etico è fondamentale anche per quanto concerne le applicazioni biotecnologiche in campo medico, le quali non possono mai essere utilizzate in modo lesivo della dignità umana, e nemmeno devono essere guidate unicamente da scopi industriali e commerciali”.

Affermare la verità dell’uomo in un contesto segnato dal relativismo
La bioetica, ha detto il Papa, “è nata per confrontare, attraverso uno sforzo critico, le ragioni e le condizioni richieste dalla dignità della persona umana con gli sviluppi delle scienze e delle tecnologie biologiche e mediche" che "nel loro ritmo accelerato, rischiano di smarrire ogni riferimento che non sia l’utilità e il profitto”. Né ha mancato di rilevare quanto sia impegnativo il “lavoro di ricerca della verità etica” in “un contesto segnato dal relativismo e poco fiducioso nelle capacità della ragione umana”:

“Voi siete consapevoli che tale ricerca sui complessi problemi bioetici non è facile e non sempre raggiunge rapidamente un’armonica conclusione; che essa richiede sempre umiltà e realismo, e non teme il confronto tra le diverse posizioni; e che infine la testimonianza data alla verità contribuisce alla maturazione della coscienza civile”.

Riflettendo sul lavoro del Comitato, Francesco ha quindi chiesto che vengano affrontate “le cause del degrado ambientale”. Auspico, ha detto, “che il Comitato possa formulare linee di indirizzo, nei campi che riguardano le scienze biologiche, per stimolare interventi di conservazione, preservazione e cura dell’ambiente” anche “per la protezione delle generazioni future”.

Tutelare embrioni, non sono materiale di scarto
Il Pontefice ha inoltre messo l’accento sul tema della disabilità e “della emarginazione dei soggetti vulnerabili, in una società protesa alla competizione, alla accelerazione del progresso”:

“E’ la sfida di contrastare la cultura dello scarto, che ha tante espressioni, tra cui vi è il trattare gli embrioni umani come materiale scartabile, e così anche le persone malate e anziane che si avvicinano alla morte".

Dal Papa, infine, l’invito ad uno “sforzo sempre maggiore verso un confronto internazionale in vista di una possibile” armonizzazione “delle regole delle attività biologiche e mediche, regole che sappiano riconoscere i valori e i diritti fondamentali”.








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