2016-01-26 15:49:00

Quaresima e Giubileo, cammino fatto di opere di misericordia


Alla Conferenza Stampa di presentazione del Messaggio del Papa, in sala stampa vaticana sono intervenuti il card. Francesco Montenegro, Arcivescovo di Agrigento e mons. Giampietro Dal Toso, Segretario del Pontificio Consiglio “Cor Unum”. Al centro dei loro interventi il significato delle opere di misericordia, indicazione  concreta di Francesco per il cammino quaresimale. Adriana Masotti:

Una Quaresima particolare quella di quest’anno, che si intreccia strettamente con il cammino proposto dal Giubileo della Misericordia. Se Dio è misericordioso anche i suoi figli devono esserlo e questo non si traduce solo in un atteggiamento spirituale, ma anche in gesti concreti. Lo sottolinea il cardinale Francesco Montenegro, che cita l’esperienza vissuta dalla sua diocesi e in particolare da Lampedusa:

A volte si tende a pensare che la fede la si possa vivere solo partecipando ai Sacramenti o pregando nelle forme più svariate, escludendo dalla vita spirituale i bisogni dell’uomo e soprattutto dei più poveri. Il risultato è che quel tipo di fede presto o tardi diventa sterile e insipida. Invece quando ci si apre a una dimensione più completa che, se ci pensiamo bene, è quella evangelica - quella che esige che si ascolti e si metta in pratica - allora la fede diventa esperienza gioiosa e contagiosa, arricchente e stimolante. Lo abbiamo sperimentato, ad esempio, a Lampedusa durante gli sbarchi di migliaia di persone e in tante altre comunità che hanno accolto la sfida di aprirsi alle diverse forme di povertà del territorio (…) È chiaro che non è semplice perché talune volte bisogna fare i conti con una mentalità che è consolidata e che difficilmente si apre al nuovo; però nella mia piccola esperienza mi sento di dire che è una strada possibile e, soprattutto, è quanto ci chiede Gesù nel Vangelo

Il Papa nel suo messaggio evoca la parabola del ricco Epulone e del povero Lazzaro per richiamare l’attenzione su certe chiusure a Cristo a causa della ricchezza materiale e degli “idoli del sapere, del potere e del possedere”:

Il rischio del nostro tempo è proprio quello che, chiudendo la porta del cuore al povero e a ogni forma di povertà, si precipiti in un abisso di infelicità e di non senso che rende tutto oscuro”.

Da parte sua mons. Dal Toso sottolinea che le opere di misericordia, spesso dimenticate e banalizzate,  non sono solo “buone azioni”, e richiama l’attenzione alle persone:

Cioè non sono, le opere di misericordia, il modo per affermare se stessi, ma per dire per chi e per cosa viviamo. Per un cristiano le opere di misericordia dicono una relazione, cioè come egli si pone di fronte a Dio e alla sua vita”.

Le opere poi sono corporali e spirituali. “Dietro questa piccola affermazione continua, c'è un mondo: l'uomo è fatto di corpo e anima insieme. Cristo è vero uomo e vero Dio. Con l’incarnazione il corpo umano è stato divinizzato e perciò la Chiesa ha sempre amato e difeso il corpo insieme con l’anima”.

Due le iniziative che accompagnano la Quaresima del Pontificio Consiglio "Cor Unum" che mons. Dal Toso annuncia: la giornata di ritiro per chi opera nel servizio di carità della Chiesa nel periodo della Quaresima e un grande Congresso internazionale a dieci anni dalla prima Enciclica di Benedetto XVI "Deus caritas est", che si svolgerà nell'Aula nuova del Sinodo il 25 e 26 febbraio 2016.

Al termine degli interventi le domande. La prima riguarda l’attualità e la validità oggi dei gesti tipicamente quaresimali come il digiuno e l’astinenza dalle carni. E’ il cardinale Montenegro a rispondere:

“Tante volte si dice: il problema non è ‘faccio il fioretto’, ma devo scegliere uno stile di vita. La Quaresima mi accompagna perché io possa cambiare stile e vivere quelle attenzioni che anche le opere di misericordia corporale e spirituale indicano, per poter rendere anche la nostra fede un po’ frizzante. Allora, non è ‘mi privo di qualcosa’, perché non avrebbe senso, ma ‘mi tolgo qualcosa' per dare vita all’altro e per far mangiare l’altro, bere l’altro’...”.

Tema ricorrente di molte domande successive l’immigrazione e l’accoglienza da parte della Chiesa dei nuovi arrivati. La comunità ecclesiale fa molto, afferma il porporato: sono circa 26 mila, ad esempio, i migranti accolti nelle realtà ecclesiali solo in Italia, ma la Chiesa non può fare tutto:

“Sì, credo sia necessario che la politica faccia le scelte giuste, perché purtroppo ancora ha dato segni di chiusura di occhi e anche chiusura di cuore. Non sempre l’accoglienza è vista come la novità per prepararci a un mondo diverso, a un mondo nuovo, perché se si spostano delle popolazioni vuol dire che la storia sta cambiando. E davanti a questo, il cristiano deve interrogarsi: è vero, io da solo non posso cambiare il mondo, ma se si realizza una rete di solidarietà e di accoglienza, se l’altro è visto in maniera così come il Vangelo mi indica –  come il fratello che devo guardare in volto – credo che anche noi nel nostro piccolo o nel nostro grande – se il nostro cuore è quello del Vangelo – riusciremo anche a cambiare la storia”.








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