2016-01-26 14:01:00

Msf: in Yemen colpite dalle bombe le strutture sanitarie


Continuano gli attacchi alle strutture mediche in Yemen. A essere colpiti negli ultimi tre mesi, ospedali e ambulanze dell’organizzazione internazionale medico umanitaria Medici Senza Frontiere. In che zona del paese si trovavano queste strutture e quali sono le ripercussioni umanitarie di queste aggressioni?  Natalia La Terza ha intervistato il presidente di Medici Senza Frontiere, Loris De Filippi:

R. – Segnaliamo le strutture, sempre e comunque, a tutte le parti in causa, nei conflitti e nelle realtà in cui lavoriamo. Le coordinate Gps erano in mano ai vari governi. E, in particolare l’Arabia Saudita, che è generalmente il protagonista dei raid aerei, sapeva perfettamente dove fossero queste strutture. Le strutture sono segnalate e la struttura, colpita il 26 ottobre, era sufficientemente grande e conosciuta. Il 10 dicembre, poi, è stata colpita un’altra piccola struttura sanitaria, una struttura sanitaria mobile, e ai primi di gennaio, invece, è stato colpito un ospedale, una struttura conosciutissima. Questo bombardamento ha provocato la perdita della vita di 7 persone e il ferimento di moltissime persone all’interno dell’ospedale. Poi, ultimamente, appunto il 21 gennaio, una nostra ambulanza è stata centrata da un raid, che ha ucciso il conducente. Quattro incidenti gravissimi che stanno condizionando il nostro operato.

D. – Qual è lo status riconosciuto alle strutture mediche dal diritto internazionale umanitario?

R. – Tutte le strutture mediche in cui Medici Senza Frontiere opera in Yemen, e in tutti i Paesi in conflitto, sono strutture sanitarie civili. Quindi chi sta combattendo, non dovrebbe in nessun caso bombardare, colpire delle strutture civili con all’interno personale civile o personale militare senza armi. In questo caso, le quattro strutture sono riconducibili a strutture ospedaliere civili.

D. – Quali sono le ripercussioni umanitarie degli attacchi?

R. – Il tentativo è quello di portare soccorso. Non vogliamo andarcene dallo Yemen, quindi stiamo continuando a dare il nostro supporto, tentando di lavorare in strutture più agili, in modo che non vengano centrate. Chi ha infatti commesso questi raid parla in gran parte di incidenti, danni collaterali, ma ormai le nostre strutture vengono  colpite con cadenza mensile.

D. – Quali prevedete possano essere le tempistiche per aprire una nuova indagine indipendente sull’attacco in Yemen?

R. – La richiesta sarà fatta alla Commissione d’inchiesta umanitaria internazionale, alla quale era stata fatta anche per Kunduz. Bisognerà vedere quale sarà la volontà dell’Arabia Saudita. In questo caso, molto probabilmente, è colpevole per l’attacco in Yemen. Bisognerà vedere se loro daranno il beneplacito per continuare questa indagine. Ci auguriamo, però, che ci sia una pressione internazionale affinché queste inchieste vengano fatte. E soprattutto chiediamo a tutti i governi di far sì che il diritto umanitario internazionale non venga calpestato, come sta succedendo ormai negli ultimi mesi in maniera direi regolare.








All the contents on this site are copyrighted ©.